Chi ha disegnato il Green pass è sicuramente un buontempone, non sappiamo di che nazionalità, ma certamente un cittadino europeo: neanche un politico, magari un anonimo tecnico incaricato di realizzare questo discusso lasciapassare. Ma non è della sua utilità o meno che si vuol parlare, ma della sua realizzazione grafica e, di conseguenza, fisica; della sua grandezza insomma, un foglio A4 piegato più volte, fino a raggiungere i 10 x 15 cm, le dimensioni di una foto insomma, di un libricino tascabile come quelli indimenticabili della BUR, la Biblioteca Universale Rizzoli della narrativa. Il Green Pass infatti narra la nostra storia vaccinale, quattro pagine suddivise per titolo dell’opera, “Certificazione verde COVID-19” sulla prima pagina; informazione sull’Ente che ha rilasciato il certificato, cioè il Ministero della salute, e che lo stesso non è un documento di viaggio sulla seconda pagina; malattia bersaglio del vaccino, tipo di vaccino, denominazione del vaccino, produttore del vaccino, numero delle dosi, date di vaccinazione, Stato in cui ci si è vaccinati, soggetto, ancora una volta, che rilascia la certificazione, e cioè il Ministero della salute, validità del certificato nella terza pagina; nome e cognome del titolare della certificazione, data di nascita dello stesso, numero del certificato in quarta pagina.

Se prendiamo in mano una semplice tessera sanitaria, o una patente di guida, o una moderna carta di identità elettronica, vediamo che, in una dimensione che è la quarta parte del Green pass come minimo, ci sono stampati più dati di quest’ultimo. Allora perché questo voluminoso documento che non si sa bene dove mettere, specialmente nella stagione estiva dove gli indumenti sono ridotti al minimo e le tasche capienti generalmente eliminate? E qui mi immagino il ghigno divertito del buontempone che ha realizzato il fac-simile del certificato!

Ora, senza voler pretendere un tesserino plastificato, magari dotato di chip elettronico, dai costi industriali peraltro inferiori a qualsiasi tampone, possibile che non si sia potuto realizzare un più comodo tesserino di carta delle dimensioni di un Codice Fiscale /Tessera sanitaria?

di Pasquale Felix