“Chi arriva troppo tardi, rischia di essere castigato dalla vita”. E’ la frase che Mihail Gorbaciov rivolse al leader della DDR Erich Honecker (dal 1971 segretario generale partito comunista della Germania orientale), durante la visita a Berlino, nell’ottobre, del segretario del PCUS, e leader dell’allora Unione Sovietica. Honecker arrivò in effetti tardi: circa due settimane dopo si dimetterà e contestualmente il muro di Berlino crollerà la sera del 9 novembre dell’89. Erano le 23:30 quando scoccò l’ora della libertà e del cambiamento.
A 30 anni da quell’appuntamento con la Storia cosa è rimasto di quella serata e di quegli anni? Il muro simbolo della “Guerra Fredda”, che divideva la Germania dell’Est da quella dell’Ovest, che spezzava in due l’Europa, che separava l’occidente dall’oriente, era il simbolo (assieme alla Cortina di Ferro) della chiusura, della divisione, dell’incomunicabilità e della protezione dai “nemici”. A distanza di 30 anni l’immaginario moderno celebra la libertà e allo stesso tempo erge nuovi muri per provare a difendersi, a proteggersi e avendo dinanzi a se la materializzazione di nuove paure. Noi oggi dobbiamo essere tutti berlinesi perchè non far tesoro della Storia rischia di farci arrivare tardi, ancora una volta, di castigarci e di allontanarci dal cambiamento.