Già al termine delle scuole medie la quota di allievi in grossa difficoltà è tutt’altro che trascurabile ma questo dato sfugge quasi totalmente alle statistiche ufficiali tradizionali: è quanto fa notare Roberto Ricci, responsabile nazionale prove Invalsi sull’editoriale “La dispersione scolastica implicita”, appena uscito.
Infatti, se nella provincia autonoma di Trento la percentuale di studenti in difficoltà alla fine della terza secondaria di primo grado è del 6,3%, del 6,6% in Friuli Venezia Giulia, del 7,2% in Valle d’Aosta e dell’8,1% in Veneto, nella provincia autonoma di Bolzano, nelle Marche e in Lombardia la percentuale sale all’8,3% ma balza al 10,2% in Emilia Romagna, al 10,8% in Umbria, all’11,6% in Toscana, al 12,1% in Liguria. Sale al 13% nel Lazio, al 13,8% in Abruzzo e arriva al 16,5% in Molise, al 18,9% in Puglia, al 19,9% in Basilicata, fino ad arrivare al 22,2% in Sardegna, al 25% in Campania, al 27,9% in Sicilia e addirittura al 29,6% in Calabria, la regione che fa registrare la peggiore performance, per una media italiana del 14,4%. Per allievi in difficoltà si intendono coloro che hanno raggiunto al massimo il livello 2 in Italiano e matematica e che non hanno raggiunto il livello A2 in Inglese (Lettura e
ascolto).
Dunque, fa notare Ricci di Invalsi, “in alcune regioni del Paese oltre 1 allievo su 4 termina la scuola media con livelli
di competenza di base del tutto inadeguati, creando così le premesse del fenomeno della dispersione scolastica, comunque la si intenda. E’ del tutto evidente che un’azione tempestiva di aiuto a questi giovani porterebbe, nel giro di pochi anni, a ridurre sensibilmente i livelli della dispersione scolastica complessiva”. (ANSA).