L’AQUILA – Al leader del Carroccio non è piaciuto il comportamento dei consiglieri regionali sul quesito per la modifica della legge elettorale verso il sistema maggioritario

Sulla Lega abruzzese potrebbe abbattersi la scure del leader nazionale, Matteo Salvini.

Addirittura, il senatore potrebbe piombare in Abruzzo nella giornata di domenica per strigliare i suoi.

L’indiscrezione emerge dai corridoi di palazzo dell’Emiciclo, sede del consiglio regionale all’Aquila, dove da due giorni la maggioranza di centrodestra sta cercando, tra scontri interni e incidenti esterni, di approvare la proposta referendaria voluta da Salvini che ha scelto l’Abruzzo come Regione apripista tra le cinque regioni che entro il 30 settembre devono dire sì al quesito finalizzato all’affermazione del sistema elettorale maggioritario.

A fare la confidenza sarebbero stati gli stessi salviniani abruzzesi con un atteggiamento molto preoccupato che sono coscienti di non essere stati capaci di incidere in linea con il 27 per cento dei consensi ottenuti alle elezioni del 10 febbraio scorso.

Il motivo? All’ex vice premier e ministro dell’Interno non sarebbe piaciuto assolutamente come sono andate le cose negli ultimi due giorni, cioè da quando il quesito referendario è approdato nelle commissioni consiliari: martedì il nulla di fatto per l’ostruzionismo di M5S e centrosinistra che hanno presentato oltre 2mila emendamenti alla proposta di legge sulla Saga, la società che gestisce l’aeroporto d’Abruzzo a Pescara, ed oggi il clamoroso blitz delle opposizioni per il ritardo, sia pure lieve, del presidente della commissione Bilancio, il leghista Vincenzo D’Incecco.

Proprio quel ritardo ha permesso al vice presidente grillina, Sara Marcozzi, di aprire e chiudere repentinamente i lavori e rinviare la seduta al primo ottobre, fuori tempo utile per il sì alla proposta referendaria.

Secondo quanto riferito sempre da esponenti dalla Lega abruzzese, Salvini potrebbe arrivare in Abruzzo anche se la proposta di legge dovesse essere approvata nella notte dalla commissione bilancio e domani dal Consiglio. Infatti, la coda dei ricorsi al Tar e la verbalizzazione da parte dei carabinieri che sono stati chiamati nel pomeriggio a palazzo del’Emiciclo oltre al danno di immagine, potrebbero gettare ombre e incertezze sulla legittimità delle procedure di approvazione.

Senza contare che a Roma sono giunte le resistenze dei forzisti per via del veto di Silvio Berlusconi.