Nella conurbazione costiera le foci fluviali sono come un’oasi nel deserto per la sosta durante la migrazione e lo svernamento di specie legate agli ambienti acquatici, molte delle quali protette, dal Falco di Palude al Gabbiano corallino passando per il Beccapesci, ma la giunta riapre questi territori alla caccia dopo oltre un decennio determinando un disturbo fortissimo, vietato espressamente dalle norme comunitarie, in periodi di grande vulnerabilità per la vita di un animale.
Si parla tanto di Orso bruno ma nell’area contigua del parco Nazionale d’Abruzzo la Giunta consente l’accesso a tutti i cacciatori e non già ai soli residenti come impone la legge quadro sulle aree protette 394/1991.
Ovviamente la SOA ha rimarcato le numerosissime parti del calendario in difformità con le indicazioni dell’ISPRA. Addirittura, in pieno contrasto con le richieste ufficiali di Commissione Europea e Ministero dell’Ambiente, rende possibile la caccia a Moriglione e Pavoncella, due specie in fortissimo calo numerico. E lo fa con motivazioni leguleie risibili sostenendo che il ministero non può chiedere alle regioni la chiusura della caccia su singole specie quando la stessa legge nazionale sulla caccia, la 157/1992 imporrebbe la chiusura del prelievo in presenza di criticità acclarate come in questo caso. La regione Abruzzo non tiene in alcun conto, come vorrebbe la normativa comunitaria, il rischio di confusione da parte dei cacciatori tra specie molto simili, magari una cacciabile e l’altra no. Ad esempio, sfidiamo chiunque a riconoscere a 20-50 metri in qualche millisecondo e senza binocolo Allodola e Tottavilla, la prima purtroppo ritenuta cacciabile seppur in forte calo numerico secondo quanto affermato dall’ISPRA, la seconda protetta a livello internazionale.
C’è poi il caso della Coturnice. L’Abruzzo ospita la popolazione più importante della specie, che è in diminuzione in buona parte dell’areale. In questo senso lo stesso Parco d’Abruzzo ha richiesto la sospensione al prelievo della specie nel suo parere sulla Valutazione di Incidenza ricordando i dati delle ricerche svolte pagate dalla stessa regione Abruzzo.
Il calendario approvato dalla Giunta Marsilio si pone poi in contrasto frontale con le indicazioni dell’ISPRA che chiedeva il posticipo dell’apertura della caccia per molte specie e l’anticipo della chiusura per altre, come ben 13 specie acquatiche (dalla Folaga alla Canapiglia), Beccaccia e Beccaccino, al fine di diminuire la pressione venatoria su specie in declino oppure rare e per adempiere alle norme comunitarie che tutelano in particolar modo le specie durante il periodo riproduttivo o la migrazione.
Nonostante le nostre puntuali e documentate osservazioni sul calendario, la Giunta Marsilio non le ha contro-dedotte in alcun modo visto che lo ha approvato due giorni prima la scadenza delle osservazioni!
Dichiara Massimo Pellegrini, naturalista e presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese “Approvare il calendario prima della valutazione di un organo della regione stessa è una forma di schizofrenia volta solo ad accontentare i cacciatori nascondendo, tra l’altro, l’inerzia degli uffici competenti che dovrebbero predisporre il calendario venatorio entro il 15 giugno. Si arriva all’ultimo momento per cercare di forzare la mano e mettere tutti davanti al fatto compiuto ed evitare ricorsi, tanto che, per dire, l’addestramento cani è così partito il 15 agosto quanto l’ISPRA nel suo parere ha ritenuto questa data troppo precoce per il disturbo che tale attività può arrecare a specie ancora in fase riproduttiva e con i giovani appena involati, come il Calandro, che è protetto a livello comunitario. Per carità, anche l’ISPRA può essere criticato**, se la Regione avesse dati validati dal punto di vista scientifico con pubblicazioni, ma qui nella relazione depositata al Comitato VIA non vi è alcun dato. Arriviamo al paradosso che nella stessa delibera del 14 agosto da un lato si sostiene di utilizzare i contenuti del redigendo piano faunistico venatorio la cui elaborazione è stata affidata ad ISPRA con oneri importanti, oltre 100.000 euro, e dall’altro ci si discosta dalle indicazioni dello stesso istituto sostenendo che non ha conoscenze sullo stato delle popolazioni di animali della regione! Auspichiamo che il Comitato VIA della Regione Abruzzo tenga conto di tutte queste criticità“.