Ci poteva stare che a Catanzaro si perdesse: era stato così anche 15 anni or sono, il 9 maggio del 2004, nella circostanza precedente a quella odierna. A scanso di equivoci diciamo subito che la squadra di casa ha meritato la vittoria per 2–1, grazie ad un primo tempo dominato per occasioni e per gioco espresso, episodi a parte. In realtà la squadra biancorossa ha patito oltremisura la prima frazione di gioco, con Bruno Tedino che schierava inizialmente Tomei in porta, Cancellotti, Piacentini, Cristini e Di Matteo in difesa, Santoro, Arrigoni e Ilari in mediana, Mungo trequartista con Martignago e Cianci in avanti. Bombagi e Magnaghi siedevano inizialmente in panchina. L’approccio è stato positivo, com’era ampiamente prevedibile, per i calabri, pericolosi con una conclusione dalla distanza di Celiento dopo 7 minuti, che Tomei respinge in angolo. Il Teramo ha invece la palla per sbloccare la gara con Mungo, un minuto dopo, il quale dai 16 metri, dopo un paio di rimpalli anche fortunosi, impegna in un paratone Di Gennaro, non avvedendosi però che alla sua destra era liberissimo Martignago. Al 17° il Catanzaro passa: l’incontenibile Kanoute crossa dalla destra per lo stacco imperioso di Riggio: la palla batte sul palo con Tomei che non può arrivarci e per l’ex pescarese Nicastro è un gioco da ragazzi metterla dentro. La squadra di Tedino accusa oltremisura il goal subito e il Catanzaro, per buoni quindici minuti, fa quel che vuole, anche se il 2–0 arriva da un calcio di rigore molto discutibile, causato da un contatto in area tra Ilari (ammonito) e Riggio (23°): lo trasforma impeccabilmente Kanoute e la gara è virtualmente compromessa. Potrebbe addirittura considerarsi già finita al 31° se lo stesso Kanoute non si imbattesse in un sontuoso Tomei, miracoloso sul colored che si era presentato solo dinanzi a lui dopo una corsa di trenta metri. Tedino (opportunamente, ndr) corre ai ripari: mette dentro al minuto 34 l’ultimo arrivato Bombagi per Martignago ma non ce n’è. fino al riposo, con il 2–0 che ci sta tutto, anzi… Nella ripresa i biancorossi hanno subito la possibilità per rientrare in partita, grazie ad un rigore (2°) non meno generoso del precedente concesso da Pashuku per un fallo non evidentissimo di Celiento su Bombagi. Che non sia però giornata, ce lo ricorda ancora Di Gennaro, che respinge il penalty battuto dallo stesso ex Pordenone. Al 6°, improvvisamente, il Teramo accorcia le distanze: da un’incursione sulla destra di Santoro, il suo cross basso viene deviato in rete da Celiento, in anticipo sul proprio portiere che gli era alle spalle, Stavolta è il Catanzaro che accusa il colpo e si ha netta l’impressione che fisicamente il Teramo stia messo meglio, ma il gioco latita e le occasioni da rete ancor di più. I padroni di casa badano a far scorrere i minuti ed i biancorossi, di fatto, non si rendono più pericolosi, anzi è il Catanzaro a pizzicare il palo alla sinistra di Tomei al minuto 17, con una correzione di tacco e d’istinto di Nicastro, nata da una conclusione dalla distanza. Seguiranno i tanti cambi, dall’una e dall’altra parte. Promossi e bocciati: non se ne parla, per adesso, ma Di Matteo e Arrigoni sono apparsi davvero molto in ritardo. Per il resto c’è una storia ancora da scrivere e sarebbe stato così anche se il Teramo avesse vinto.