TERAMO – Come responsabile dello scrivente Coordinamento, ritengo doveroso intervenire sulle recenti vicende della Ruzzo Reti spa, relative all’ultima assemblea, durante la quale si è votato per il bilancio, per la pianta organica e per il nuovo piano industriale per il prossimo triennio.
Da una lettura dei dati di bilancio si possono rilevare evidenti criticità sia economiche che patrimoniali che così si riassumono:
l’aumento del 12,5% delle tariffe, sommato ai precedenti rincari, rilevano un incremento del 24,5% nell’ultimo biennio;
i maggiori costi fissi di gestione sono di tipo strutturale (personale, esternalizzazioni) ed attengono a partite correnti, le quali, a motivo dei rilevanti debiti patrimoniali contabilizzati (€83 mln), avrebbero dovute essere invece compresse:
i crediti esigibili di rilevante ammontare attengono a posizioni patrimoniali di dubbia esigibilità, a motivo sia delle possibili prescrizioni che del grado di solvibilità della clientela (aziende cessate, liquidate e/o fallite);
come è possibile che in pianta organica, in una società che gestisce un bene primario e collettivo come l’acqua, siano presenti più quadri, funzionari e dipendenti amministrativi che operai ed operatori tecnici specializzati.
La giustificazione addotta dalla Governance del Ruzzo in riferimento all’aumento delle maggiori quote tariffarie applicate appare scarsamente convincente e slegata dal contesto normativo di riferimento. Un’oculata gestione amministrativa di una società partecipata si qualifica in base al grado delle tariffe applicate; se è vero che l’autorità nazionale ARERA ha “permesso” un incremento tariffario, questo è di tipo facoltativo e viene legato agli indici di sostenibilità degli oneri imputati. Nel caso in trattazione, tenuto conto che i fruitori del servizio idrico abitano in gran parte in territori martoriati dagli ultimi eventi sismici, l’azienda avrebbe dovuto astenersi al ricorso delle maggiori tariffe idriche. Ciò anche nella considerazione che gli investimenti per la captazione delle acque, a motivo di una distanza poco significativa dalle sorgenti ai luoghi dell’utenza, non incidono in modo importante nel bilancio della Ruzzo Reti spa a titolo di oneri per ammortamento.
Bene, quindi, ha fatto il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, il quale con considerazioni puntuali e qualificate in ordine a significative poste di bilancio, a non condividere il disegno sulla gestione della Ruzzo Reti spa, nel presupposto che le aziende partecipate devono operare nell’interesse dei cittadini utenti e non già di quelle parti che con la scelta dei preposti agli organismi societari ne determinano il livello gestionale.
Domenico Bucciarelli – Coordinamento Comitati di Quartiere