E’ “guerra” scientifica tra Italia e Cina: oggetto del contendere la vis attractiva dei laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso. Gli Orientali cercano di fare incetta degli scienziati che già operano nelle viscere del massiccio appenninico, intendono così acquisire il know-how e le competenze maturate in decine di anni e con investimenti pubblici e privati milionari. Oltretutto si teme che l’incertezza attuale sul bacino acquifero possa generare qualche fuga dai laboratori. L’allarme giunge dal suo direttore che ricorda a tutti come la sua struttura “sia la più importante al mondo, tra quelle sotterranee. La nostra pecca – precisa Stefano Ragazzi – è non far comprendere a livello mediatico tale primato” e quindi si capisce così tanta animosità tra chi voglia crescere scientificamente facendo shopping a Teramo. “Un primato anche merito del territorio, perché quando una collega americana mi dice che la gente viene qui perché si sta bene è una medaglia per tutto l’Abruzzo e ovviamente gli scienziati trovano un laboratorio che funziona, bisogna continuare in questo senso altrimenti il primato vacilla”.
Attualmente si stanno effettuando nel laboratorio una ventina si esperimenti, tra cui quello di rilievo denominato Dark Side: “C’è concorrenza su questo, dà fastidio a molti, siamo concorrenti dei Cinesi che nel loro laboratorio sotterraneo di Jingping (uno scavo enorme di una centrale elettrica sotterranea) vorrebbero attrarre tutti gli americani che vengono nel Gran Sasso e buona parte dei tedeschi, se non tutti”. Purtuttavia sono in visita amichevole in questi giorni 15 ingegneri mandarini nell’ambito della collaborazione scientifica: “E’ chiaro che a livello scientifico c’è collaborazione ma anche tanta competizione, il gioco che stiamo rilevando è quello di attrarre conoscenze dall’esterno e anche acquisire competenze tecnologiche e di trasferirle localmente”.
Ragazzi chiarisce che le 2300 t. di sostanze pericolose stoccate nel Gran Sasso verranno rimosse: “Abbiamo affidato l’incarico dei progetti, si sta procedendo” il termine ultimo è sempre quello, come ha disposto la Regione Abruzzo, cioè il 2020. “Noi abbiamo un patrimonio di scienziati e di letteratura scientifica che si è costruito in 30 anni”. Un’eccellenza che fa gola, oltre ai Cinesi, anche ai Canadesi.
Recentemente sono stati abortiti alcuni esperimenti: hanno pesato le vicende della messa in sicurezza del vicino bacino acquifero? “Noi abbiamo bisogno di trovare procedure che rassicurino tutti, anche per avere tempi certi per le nostre attività”. Alla domanda se l’ambientalismo alla base delle rivendicazioni sulle criticità del Gran Sasso sia fine a se stesso oppure ci sia dell’altro, il direttore preferisce glissare.
Il laboratorio gode di un finanziamento pubblico di 13 mln annui, “ma ce ne sono altrettanti privati che vengono da Germania e Stati Uniti”. I dipendenti in pianta stabile sono 95 e 900 sono gli utenti scientifici che operano esternamente.
Sui famosi vapori di diclorometano fatti esalare inavvertitamente da una bottiglietta durante un esperimento nel 2016, Ragazzi ha la sua versione dei fatti: “In realtà ci sono degli elementi che non tornano: ho quasi la certezza che i vapori non venissero da quella bottiglietta, il diclorometano è una sostanza molto diffusa”.
Crede in Dio? è l’ultima domanda: “E’ una risposta complessa, di sicuro non sono ateo”.
Maurizio Di Biagio