È un paese piuttosto bislacco quello in cui un assessore regionale attacca a testa bassa qualcuno perché ha citato i dati sulla balneazione approvati da lui stesso.
Dice Febbo”Infatti De Sanctis continua a basare le sue inutili dichiarazioni e la sua infondata tesi partendo da dati e analisi relative ad una media degli ultimi cinque anni creando solo confusione, allarmismo e fake news“
Non ci era capitato finora di dover spiegare ad un Assessore, anzi, semplicemente richiamare – perché alla lettura ai più, assessore compreso, fortunatamente non servirà neanche la spiegazione – quello che è scritto in una delibera da lui approvata e, cioè, che essa:
-richiama la delibera dirigenziale DPE 012/03 con la quale è stata approvata, testualmente la “classificazione delle acque marino costiere e quelle lacuali applicando il calcolo sulle quattro annualità 2015-2018, individuando nel contempo, le acque “eccellenti”, “buone”, “sufficienti” e “scarse””
-approva la “classificazione per l’anno 2019 – dati quadriennio 2015-2018” (infatti nei nostri comunicati parliamo di 2015-2018 e non di quinquennio; l’assessore dovrebbe fare pure attenzione a leggere i comunicati prima di rispondere).
Magari l’assessore sarà pure nostalgico ma la norma comunitaria è stata introdotta ben 13 anni fa.
Per l’ennesima volta cogliamo l’occasione per ricordare nozioni basilari per trattare l’argomento:
1)la Direttiva 7/2006 della UE fonda, in riferimento alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la balneazione non sull’ultima analisi disponibile ma sulla classificazione delle acque dei diversi tratti in 4 categorie (eccellente, buona, sufficiente e scarsa) sulla base di una serie di analisi degli anni precedenti. Gli uffici regionali e la giunta, Febbo compreso, hanno approvato la classificazione per il 2019 basandosi sui dati del quadriennio 2015-2018. L’anno prossimo, nonostante Febbo, dovrà approvare quella 2020 basandosi sugli anni 2016-2019 (scartando quindi il 2015 e mettendo quelli 2019). E così via.*
2)nei tratti con acqua “scarsa” scatta il divieto di balneazione. Può essere rimosso solo dopo due analisi positive consecutive durante l’anno in corso e la rimozione delle cause della contaminazione(quest’ultimo punto viene spesso saltato dalle amministrazioni con il risultato che si riapre e poi arriva un nuovo superamento con altro divieto e comunicazione negativa per il turismo).
In tratti con acqua “scarsa” per 5 anni consecutivi scatta il divieto per l’intera stagione, non derogabile**;
In tratti con acqua “scarsa” per 5 anni consecutivi scatta il divieto per l’intera stagione, non derogabile**;
3)i dati di quest’anno portano quindi informazioni per la prossima annualità, tranne nel caso di superamenti dei limiti. A quel punto scatta il divieto temporaneo, anche in tratti “eccellente”, “buono” o “sufficiente”, che può essere rimosso alla prima analisi con valori al di sotto dei limiti;
4)pertanto se i dati di quest’anno, come noi tutti auspichiamo, saranno migliori degli anni passati, avranno effetti sulla balneazione l’anno prossimo con la relativa classificazione;
5)infatti è la classificazione del tratto a dover essere comunicata, oltre ad eventuali divieti di balneazione, ai fruitori con cartelli le cui caratteristiche sono standardizzate a livello comunitario.
Crediamo che questa semplice illustrazione possa servire per evitare, come abbiamo purtroppo visto in questi giorni, di dare indicazioni errate, come quella di dire che un tratto è balneabile sulla base dell’ultima analisi disponibile mentre non lo era (basta andare sul portale acque del Ministero della Salute se si hanno dubbi: http://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/).
Poiché parliamo della salute dei cittadini, crediamo sia necessario riferirsi alle norme e alle fonti ufficiali (delibere; dati del portale acque).
Per quanto riguarda lo stato delle acque di balneazione abruzzesi, come abbiamo evidenziato negli anni passati con comunicati stampa puntuali, la situazione era veramente drammatica nel 2013-2014-2015. Poi nel 2016 si è avuto un forte miglioramento, con un successivo rallentamento di questo processo. La stragrande maggioranza delle acque è sì balneabile ma permangono le criticità “storiche”. Infatti il 9% dei tratti è con acqua “scarsa”, purtroppo una delle peggiori regioni italiane (a fronte di una percentuale nazionale dell’1,6% ed europea dell’1,3%).
Le acque eccellenti sono sì il 72%, ma è una delle percentuali più basse, con molte regioni oltre il 90% o addirittura il 95%.
Basta guardare l'”European bathing water quality report“*** pubblicato lo scorso 6 giugno 2019 (con la classificazione di tutta Europa nel 2018) e la classificazione per la stagione balneare 2019 delle varie regioni.
Rialleghiamo la tabella con il confronto 2019 con le altre regioni italiane e un semplice grafico sul trend delle varie categorie di classificazione per l’Abruzzo negli ultimi anni, crediamo di immediata comprensione.
Auspichiamo che su un argomento del genere si evitino allarmismi o trionfalismi ma si vada ai dati per guardare in faccia la realtà senza far finta di nulla rimediando con provvedimenti concreti ed efficaci volti a ripulire le acque di torrenti, fossi e fiumi.
ALLEGHIAMO:
–Deliberazione di Giunta Regionale 201/2019;
–estratti della delibera regionale con passaggi evidenziati in rosso;
–articolo 4 della Direttiva 7/2006 che introduce la classificazione;
–articolo 5 della Direttiva 7/2006 che introduce la classificazione;
–grafico con trend delle categoria della classificazione in Abruzzo dal 2010 a. 2018 (quella 2018 è quella per la stagione balneare 2019)
–tabella con confronto con le altre regioni nella classificazione attuale.
–tabella regionale con la classificazione (una versione a più alta risoluzione può essere scaricata qui: https://www.regione.abruzzo.it/system/files/dgr/2019/Allegati.pdf).
*la logica è la seguente. Poiché bisogna prevenire che i cittadini facciano il bagno in acque contaminate e visto che i prelievi si fanno solo una volta al mese o al massimo ogni quindici giorni e che i risultati arrivano dopo due giorni, è meglio guardare alla storia pregressa di un dato tratto di costa. Se negli anni precedenti non ci sono stati problemi, con ogni probabilità non ce ne saranno di nuovi. Se nel passato, invece, ci sono stati superamenti, allora è probabile che ve ne saranno di nuovi nel futuro senza misure per rimuovere le cause dell’inquinamento.
**diciamo che il nuovo nome dato al tratto di “Via Balilla” a Pescara,. ora trasformato in “Via Leopardi”, appare ovviamente legato a questo problema.
***https://ec.europa.eu/commission/news/european-bathing-water-quality-report-2019-jun-06_en
***https://ec.europa.eu/commission/news/european-bathing-water-quality-report-2019-jun-06_en
Segreteria Operativa Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua