Nella mattina di oggi si è appreso quanto contenuto nella bozza di emendamento presentata dalla maggioranza governativa in Senato – da inserire nel cosiddetto “DL Sblocca Cantieri” – in merito alle azioni da mettere in atto per la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, compresa quella della nomina di un Commissario ad acta, sul quale ricadono tutte le responsabilità del “fare”.
Si premette che le analisi al suddetto testo, di presso illustrate, hanno lo scopo, prima di tutto, di rendere ben chiaro, al di là del burocratese proprio dei nostri legislatori, ai cittadini teramani e abruzzesi cosa starebbe per avvenire se non si intervenisse celermente ad una sostanziale correzione delle intenzioni del legislatore.
L’emendamento presentato dalla maggioranza di governo prevede l’introduzione al “DL Sblocca Cantieri” di un “Art. 4-bis (Commissario straordinario per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso)” che al comma 7 prevede che: “Per la specificità del sistema di captazione delle acque drenate a tergo delle gallerie autostradali del Traforo autostradale del Gran Sasso e all’interno dei Laboratori dell’I.N.F.N., al fine di garantire la tutela dell’acquifero del Gran Sasso e l’uso potabile della risorsa idrica captata dallo stesso, contemperando la coesistenza e la regolare conduzione delle gallerie autostradali e dei Laboratori stessi, non si applica, relativamente alle captazioni idropotabili delle gallerie stesse, lato Teramo e L’Aquila, l’articolo 94, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, relativamente alla previsione secondo cui la zona di tutela assoluta deve essere adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio”, ciò vale a dire che il Governo ha deciso di anteporre gli interessi dei Laboratori dell’I.N.F.N. alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica dell’intera popolazione della provincia di Teramo e di l’Aquila e, in parte, anche di Pescara, e in totale spregio degli artt. 9 e 32 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Per essere ancor più chiari, il Governo, derogando all’art. 94 comma 3 D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale), garantisce la permanenza dei Laboratori dell’I.N.F.N. dentro la nostra acqua, presenza che proprio quel piccolissimo ma importantissimo comma 3 vieta.
Ma il Governo con la irresponsabile e prepotente deroga a spregio della nostra acqua, primo e indispensabile alimento dell’uomo e dell’ambiente tutto, con l’emendamento suddetto libera i Laboratori dell’I.N.F.N. anche di ogni responsabilità sulla messa in sicurezza perché prevede anche che: “La protezione dei punti di captazione deve essere garantita dall’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza determinati dall’attività del Commissario Straordinario” e tutto a spese delle collettività.
Ma non è ancora finita, perché le deroghe in questo Paese, di Governo in Governo, sono, come si sa, infinite, perché tutto si stabilisce gattopardescamente affinché nulla cambi e i cittadini rimangano sudditi di chi, a turno, li comanda: gialli, verdi, azzurri, rossi e neri, nell’arcobaleno tristissimo che colora le “nostre” (ma sarebbe più corretto, visto l’atteggiamento dimostrato, dire le “loro”) Istituzioni Repubblicane sin dal dopoguerra.
Difatti, sempre al comma 7 dell’art 4-bis, si prevede anche che: “Nelle zone di rispetto delle captazioni idropotabili delle gallerie autostradali, individuate ai sensi dell’articolo 94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono consentiti gli interventi di raccolta, trasporto e recupero di rifiuti prodotti a seguito degli interventi di messa in sicurezza come determinati dall’attività del Commissario straordinario”, vale a dire che nei prossimi anni (che il “Comitato Azione Popolare” già prevede accumularsi in secoli, di proroga in proroga) nella nostra acqua potrà essere “buttato” di tutto.
Ma ancora non è finita perché questo Governo ha deciso proprio di demolirla la normativa che salva la nostra acqua prevedendo ancora, sempre al comma 7 dell’art 4-bis, che: “La messa in sicurezza, di cui all’articolo 94, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, delle attività preesistenti, quali le gallerie autostradali e i laboratori, è garantita dagli interventi determinati dal Commissario Straordinario”, liberando ancora di ogni responsabilità i Laboratori dell’I.N.F.N.
Di fatto, e senza tema di smentita, questo intervento governativo appare evidente tuteli gli interessi di pochi a discapito dei troppo deboli cittadini abruzzesi; e ciò si afferma in forza del fatto che nessuno degli enti preposti, politici, amministrativi e giudiziari, ci risulta abbia disposto contestualmente a quanto si è registrato fin d’ora atti a tutela dell’ambiente e della salute pubblica dell’intera popolazione della provincia di Teramo e di l’Aquila e, in parte, anche di Pescara, e in totale spregio degli artt. 9 e 32 della Costituzione della Repubblica Italiana; nemmeno quelli transitori che, coerentemente, prima e nel mentre nei fantomatici lavori di messa in sicurezza (e si può affermare ciò sulla scorta dell’inutile precedente commissariamento “Balducci”), dovrebbero interrompere gli esperimenti all’interno dei Laboratori dell’I.N.F.N. – che avvengono, evidentemente, visto gli interventi governativi testé previsti, senza adeguate garanzie di sicurezza –, e garantire la liberazione dei locali dalle sostanze pericolose ivi stoccate indispensabili alla ricerca e alla sperimentazione; tutte attività, si ribadisce, vietate dalle ancora vigenti norme che questo Governo dimostra avere l’intenzione di rendere inefficaci a tutela degli interessi dei Laboratori dell’I.N.F.N. e a discapito del nostro amato Abruzzo.
In conclusione, il “Comitato Azione Popolare”, per tramite del suo Presidente, Dr. Elso Castelli, torna a ribadire quanto segue:
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è assolutamente incompatibile la permanenza in loco dei Laboratori dell’I.N.F.N. perché:
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insistono su zona ad altissimo rischio sismico;
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utilizzano e producono sostanze nocive nonché radioattive immersi in acquifero indispensabile all’uso potabile e che, a scarico, interessa anche l’ambiente esterno, nonché l’irriguo (tale pericolosa collocazione è rilevabile per analogia anche dalla corrente normativa, come nella Direttiva 70/2011/EURATOM e nelle nuove linee guida per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi, come la Guida Tecnica n. 29 ISPRA, fonti oggi basilari per la redazione della CNAPI – Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee: tali studi si occupano della peculiare conservazione in superficie di elementi radioattivi esausti e, quindi, già molto meno pericolosi di quanto utilizzato negli esperimenti tenutisi all’interno dei Laboratori Gran Sasso);
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pertanto appare urgente il blocco, lo smantellamento e la rimozione in sicurezza degli impianti dei Laboratori Gran Sasso dal sito, nonché la bonifica ambientale delle gallerie liberate.
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Il “Comitato Azione Popolare”, per tramite del suo Presidente, Dr. Elso Castelli, annuncia la promozione di tutte quelle azioni possibili in democrazia, anche quelle in sede legislativa e giudiziaria, affinché si scongiuri quanto previsto dal suddetto emendamento che, di fatto, inopinatamente, prepotentemente e irresponsabilmente pretende di cambiare le regole del gioco sulle spalle dei cittadini abruzzesi, atteggiamento deprecabile che si registra solo nelle dittature o nei paesi sottosviluppati.
Il Presidente del Comitato “Azione Popolare”
Elso Castelli