Riceviamo e pubblichiamo una nota di Azione Civile Abruzzo:
Hanno avuto larga eco, locale e nazionali, le minacce di Strada dei Parchi sulla chiusura del traforo del Gran Sasso dal 19 maggio. Noi di Azione Civile, movimento fondato dall’ex pm e oggi avvocato Antonio Ingroia, ci facciamo portatori dello sdegno dei cittadini abruzzesi dinanzi alle vergognose minacce di un concessionario pubblico, che vanno respinte da una risposta ferma e decisa delle Istituzioni. I cui rappresentanti dovrebbero essere lì a tutela degli interessi e del bene pubblico, non per trattative e benevolenze verso gli interessi particolari di un soggetto che – passano le giunte regionali e i governi – riesce sempre ad incrementare il proprio potere. Come faccia resta un mistero, date le performance dei suoi tentativi imprenditoriali. .
Di fronte alla sua tracotanza, diventa irrinunciabile l’impugnazione della concessione pubblica. E invece assistiamo, tranne rari casi, ad un inconcepibile balletto. Il sottosegretario Vacca (Movimento 5 Stelle) è tornato a parlare di una possibile revoca delle concessioni. Lo abbiamo già sentito dopo il disastro del ponte Morandi a Genova. Sono passati mesi, ed è emerso fino in fondo (grazie alle denunce di cittadini e movimenti) lo stato dei viadotti di A24, A25 e altre arterie autostradali. Ma nulla è avvenuto. Le vane dichiarazioni di guerra sono bilanciate dal significativo silenzio di colui che si definì “damo” di Toto anni fa, il D’Alfonso oggi senatore della Repubblica.
Altri esponenti regionali delirano su un nuovo commissariamento delle acque ma tacciono sul concessionario.
La vicenda dell’acquifero del Gran Sasso si trascina almeno dal 2002. Anni in cui le istituzioni pubbliche non hanno vigilato e garantito il diritto alla salute e al bene comune per eccellenza, l’acqua. Eppure tutti, dai Governi ai Sindaci passando per ipresidenti di Regione , hanno ampi poteri e possibilità per farlo. Sono lì per quello. Invece incarichi, bandi e prebende per (im)prenditori privati come Toto non sono mai mancati. E, dopo che neanche l’avvio dell’inchiesta giudiziaria ha smosso dal torpore, la minaccia di chiusura della galleria ha dato avvio ad una frenetica ed improvvisa attività. Dal 2002 ad oggi abbiamo avuto vari casi di contaminazioni delle acque, esperimenti con misure di sicurezza evanescenti, un commissariamento che ha fallito clamorosamente con un ritardo pazzesco nel difendere e tutelare la più grande risorsa acquifera italiana. Due anni fa la notizia della interruzione dell’erogazione idrica a centinaia di migliaia di abruzzesi scatenò scene di panico e assalto ai supermercati. E a settembre inizierà un processo penale che sembra rappresentare un devastante default pubblico nella difesa di acqua e salute umana. Eppure davanti a tutto questo nulla o quasi è venuta dalla cd. “politica”, oggi nei fatti pronta ancora a trattare con Toto. Che acquisisce “potere contrattuale” (per cosa? Piano finanziario per A24 e A25? Alitalia?) con un atto ricattatorio sfacciatamente giustificato con l’inchiesta penale proprio dai suoi artefici. I giudici a Strada dei Parchi contestano quanto accaduto durante gli ultimi lavori di manutenzione del 2017. Strada dei Parchi – come già evidenziato dalla Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso – doveva “accorgersi di essere in un posto vulnerabile e prendere quindi le precauzioni necessarie nella gestione manutentiva ordinaria. Fatto questo, SdP non può neanche reiterare il reato. Esempio. Se dovesse ridipingere i tunnel e lo fa con tutte le precauzioni (usa vernici adeguate ecc.) non rischia nulla”. Ora basta! La politica e le istituzioni comincino a svolgere il loro ruolo. Il ricatto sulla chiusura venga respinto in toto, è proprio il caso di dire, con tutte le armi che il contratto di concessione prevede: dalle penali fino alla revoca!
Da chi batte cassa di denaro pubblico si pretenda l’immediata garanzia della sicurezza, apertura e riduzione dei costi alle stelle delle autostrade. Senza se e senza ma. E si pongano i diritti dei cittadini davanti a tutto e tutti, iniziando dalle misure (già sacrosante da prima del commissario Balducci) per la difesa dell’acquifero. Lo impongono la Costituzione della Repubblica Italiana, il buonsenso, la giustizia: acqua e salute prima di tutto Il bene pubblico non si pieghi all’interesse privato, bensì quest’ultimo si ponga rispettosamente al suo servizio.
Azione Civile Abruzzo