Il Mit ha convocato per martedì un incontro con Strada dei Parchi per affrontare il nodo della chiusura del traforo del Gran Sasso, che la società vorrebbe fare scattare dal prossimo 19 maggio. L’incontro dovrebbe servire a evitare la chiusura che, secondo quanto ribadiscono dal Mit, rappresenterebbe una “procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento” grave da parte della società, concessionaria delle autostrada A24 e A25, che potrebbe portare alla “revoca immediata della concessione”, evocata ieri dal sottosegretario M5S Gianluca Vacca.
Eppure spunta un carteggio in cui si apprende che il Mit sapeva della chiusura già da aprile. Strada dei Parchi ha, infatti, scritto il 5 aprile annunciando la decisione di chiudere il Traforo del Gran Sasso e il Mit ha risposto il 10 aprile. Nella risposta, spiegano fonti della società, non emergerebbero obiezioni. In più non spetterebbero a Sdp gli interventi sul sistema idrico del Gran Sasso perché, con in un documento sempre il Mit precisa che questi non sono “contemplati” nell’attuale convenzione per la concessione. La chiusura è stata spostata poi al 19 maggio visto che il 20 aprile si era nel pieno delle festività pasquali.
Il 5 aprile scorso, quindi, Strada dei Parchi, che gestisce le autostrade A24 e A25, informa con una lunga nota inviata al ministero per le Infrastrutture, al ministero dell’Ambiente, alle Prefetture dell’Aquila e di Teramo, alla Regione Abruzzo, all’Anas, alla Polizia stradale, all’Ispra e all’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso, della decisione di chiudere il traforo in entrambe le direzioni, sul tratto della A24, “al fine di evitare di incorrere in ulteriori contestazioni correlate a presunti
pericoli di inquinamento delle falde acquifere, come già detto, oggetto del procedimento penale in corso”. Tutto ciò “in assenza di precise indicazioni dirimenti sotto ogni profilo regolatorio e legale da rendere entro 15 giorni dalla ricezione della
presente nota”. Il MIt, in particolare il Dipartimento per le Infrastrutture, i Sistemi informativi e statistici, Direzione generale per la vigilanza delle concessioni autostradali, con una nota del 10 aprile, 5 giorni dopo, alla concessionaria comunica che, in
riferimento alla nota precedente, “ha già riscontrato la richiesta della Regione Abruzzo, rilevando l’estraneità degli interventi, richiamati nella delibera regionale, al rapporto concessorio, in quanto non contemplati nella convezione unica
attualmente vigente. Quanto sopra, peraltro conformemente a quanto sostenuto da codesta concessionaria nella nota che si
riscontra. Ulteriori indagini ed approfondimenti – si legge nella risposta del direttore generale, Felice Morisco –
comunque, saranno contemplati dagli organi istituzionalmente preposti che verranno prontamente interessati dalla questione”.
Il riferimento del Mit è alla delibera della giunta regionale uscente che, dopo avere convocato le parti e chiesto progetti
per la messa in sicurezza della falda acquifera, aveva indicato in 172 milioni di euro la somma dell’intervento.
Successivamente, nel pieno delle polemiche e delle preoccupazioni dei territori per una chiusura che isolerebbe
l’Abruzzo, la Giunta di centrodestra ha chiesto e ottenuto dal Governo un provvedimento che prevede il Commissario governativo per seguire progetti e lavori.
La decisione della chiusura parte dalla vicenda giudiziaria per “presunte interferenze tra i laboratori, le gallerie autostradali e il sistema di condutture delle acque con criticità mai sanate e con un rischio permanente per la salubrità delle acque” delle falde acquifere del massiccio abruzzese, il più altro dell’Appennino”.