Il mio ricordo di Romy, a sette anni dalla scomparsa, non è sereno, quindi apparirà come “relativamente obiettivo”: tanti non saranno in sintonia con i contenuti che comunque esporrò. Intendo farlo nei modi che leggerete, però, perché sono certo che ancora tantissimi, se chiamati a scrivere di lui, direbbero le stesse, identiche cose, forse di più!
Nonostante la fine calcistica infausta, voluta esclusivamente da una parte della città che “contava” (fortunatamente non più), rimarrà “IL” Presidente, e non me ne vogliano Ercole De Berardis, Giovanni Cerulli Irelli e lo stesso Luciano Campitelli, con i quali ho svolto e svolgo la mia professione.
La vita lo rese completamente felice proprio da Presidente del Teramo Calcio, dal 1997 al 2008, dopo che Romy aveva conosciuto la splendida Patrizia (…il Generale che amo, mi diceva…), che lo rese papà di due maschietti, oggi “ex piccoli”.
Non entro nel merito dei rapporti con la città e con la tifoseria, che iniziano dalle urla di giubilo di una vera Curva, “La Est“, che intonava “…ora e sempre Romano Presidente“, al deterioramento ed al conflitto vero e proprio che ne seguirono. Devo scrivere di Romy… di cosa si celava dietro a quell’immagine di ragazzo in apparenza viziato, scanzonato, talvolta irridente e che non sapeva essere finto, perché poteva permetterselo ma soprattutto perché spontaneo e privo di falsità o di opportune messe in scena diplomatiche.
Romy era un ragazzo d’oro, buono, generoso fino all’inverosimile, anche ingenuo, ma un vero grande uomo, che amava il suo Teramo fino all’ossessione: non serve narrarne alcuni passi di quel binomio, perché é storia recente, anche se mi piacerebbe farlo, magari pubblicamente. Romy seppe convivere come pochi altri con la malattia, che negli anni ne compromise lo svolgimento delle attività extra-calcistiche e che non riuscì più a governare negli ultimi mesi di vita dei suoi giovani 42 anni (ci lasciò nella notte tra il 22 ed il 23 aprile del 2012, nel Policlinico Gemelli di Roma), quando Teramo, ingiustamente, lo aveva già dimenticato.
Fu bellissima l’immediata risposta che diede suo fratello, Andrea, portando al “Bonolis”, nel 2013, oltre 1.500 tifosi e gran parte degli ex biancorossi, per commemorarne il ricordo. Sono passati altri sei anni, da allora, e “IL” Presidente è passato nel dimenticatoio dell’ignoranza e dell’ingratitudine. Se lo chiedeva, il buon Aristide, che riuscì a reggere al dolore per la perdita del suo “prediletto“, appena diciotto mesi: “… signor Cori, chissà se tutto quello che si sta facendo sarà almeno ricordato, un domani?“.
Ai più che non lo hanno fatto chiediamo di rimediare, mentre a me piace farlo in questa maniera e nel momento in cui sento di doverlo fare. Ringrazio ekuonews, che me ne dà la possibilità.