PESCARA – “Che la Prefettura non funzionava l’ho detto io. Se non arrivavi tu e Carlo, guarda questa Prefettura si doveva chiudere”. Così l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, in una conversazione telefonica intercettata il 20 dicembre del 2018, nell’ambito dell’inchiesta bis per depistaggio e frode processuale sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), descrive la situazione della prefettura di Pescara.
E’ quanto emerge dall’informativa dei carabinieri forestali, che ha accompagnato l’avviso di conclusione delle indagini. Sette le persone indagate: lo stesso prefetto Provolo, i due vice prefetti distaccati Salvatore Angieri e Sergio Mazzia e i dirigenti Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo, Daniela Acquaviva e Ida De Cesaris.
“Ma quelli guarda, tu non hai idea – dice inoltre Provolo al telefono con il suo successore Gerardina Basilicata – guarda tu non hai idea, io stavo senza Vicario, un capo di gabinetto di m…, la dirigente sta sfaticata”.
Sempre a Basilicata confida, riferendosi alla gestione dell’emergenza nel giorno in cui una valanga travolse il resort: “Il casino che stava sotto io non lo sapevo perché stavo in giro per riunioni”. E poi ancora, tornando ad attaccare la De Cesaris: “Che non funzionava, che quella era una cretina che non sapeva gestire la sala operativa – disse Provolo a Basilicata – quello lo sapevano tutto il mondo”. (ANSA).