Se Pianifichiamo le città per Auto e Traffico, avremo auto e traffico. Se le Pianifichiamo per le Persone e i Luoghi, avremo Persone e Luoghi.

L’aforimasma è di Fred Kent, fondatore e presidente dell’organizzazione no-profit Project for Public Spaces, che lavora per la creazione di luoghi pubblici che promuovano le comunità.

Luoghi, cioè ambienti, fisichi e sociali, che siano pubblici, cioè fruibili da tutti. Che poi è un po’ l’ideale della città: un insieme di persone, prima ancora che di case e strade, che vivono un sistema di relazioni, condividendo spazi e servizi, formando una comunità.

Ma, Teramo, e i teramani, precisamente, a quale modello di città aspirano? Come vogliono sia il loro presente e il loro futuro, in relazione ai luoghi dove vivono e lavorano? Perchè, a guardare bene, Teramo, la città capoluogo dell’omonima provincia, un’idea della sua identità, in verità, non l’ha avuta mai. Città universitaria? Punto di riferimento per la cultura? Meta turistica? Polo di servizi di area vasta? I piani regolatori degli ultimi 50 anni e le scelte localizzative di servizi e infrastrutture non sembrano indicare una strategia precisa. Campus universitario collocato su una collina, con nessun rapporto con il quartiere adiacente; impianti sportivi posizionati a casaccio; progetti che, per trovare compimento (quando lo trovano) impiegano decenni, vanificando gli obiettivi per i quali erano stati concepiti; piazze fantasma (su piazza Dante si potrebbe scrivere un libro); ospedali itineranti con annessi mega parcheggi semicompletati; stazioni ferroviarie prima interrate, poi arretrate, comunque decentrate; e chi più ne ha più ne metta.

Oggi, tra le tante perle in una collana senza fine, aggiungiamo un sottovia ferroviario (ribattezzato rotonda ipogea, perchè, comunque, ne abbiamo tante, definitive e provvisorie, che conviene battezzarle per non confonderle) che, incredibilmente, non prevede accessibilità pedonale tra due parti di città.

Certo, direte, era un’opera necessaria, proprio per evitare l’isolamento che i passaggi a livello imponevano al quartiere Cartecchio. Ma non era necessario progettarla senza preoccuparsi, minimamente, di TUTTE le utenze della strada, visto che ci troviamo in ambito urbano.

Certo, mi farete notare, ci sono state rassicurazioni sulla realizzazione di un nuovo sottopasso, questa volta pedonale e ciclabile (a proposito, un sottopasso ciclabile deve essere collegato a percorsi ciclabili, altrimenti a poco serve), ma con quali tempi di progettazione, e realizzazione, non è dato saperlo.

Certo, sottolineerete, bisogna essere positivi, e bisogna gioire per l’ennesima opera di pubblica utilità che migliora, sicuramente, la qualità della vita dei cittadini, ma quando si tratta di opere pubbliche, e quindi di soldi pubblici, il detto “chi si accontenta gode” non vale, perchè l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa dovrebbe essere un mantra per qualsiasi soggetto che opera nel pubblico.

E, quindi, direte (al netto del fatto che, volendo migliorare le cose, dovrei prima candidarmi a qualche ruolo, poi farmi eleggere – e vediamo quanti voti sposto – per aver diritto di opinione), che propongo?

Beh, non è che dovrei inventarmi molto. Altrove le città si pianificano, non si improvvisano; e si pianificano in base a visioni del futuro e con strategie studiate e condivise. Si elaborano Piani Urbani della Mobilità Sostenibile  (a proposito, Teramo ha approvato le linee guida, sarebbe ora di concretizzarle nella pianificazione vera e propria), che si integrano con i Piani Regolatori Generali (a proposito, quello di Teramo andrebbe, ampiamente, rivisto, dato che buona parte delle sue previsioni è ormai obsoleta), che tengono conto dell’idea del futuro della città e del territorio di area vasta di riferimento, dal punto di vista ambientale, sociale, culturale, turistico, produttivo, economico ed edilizio, avendo come riferimento primario il cittadino.

In sintesi si pianificano le città per persone e luoghi.

Ora, senza ostinarci a cercare di chi sia la colpa e di cosa, siamo capaci di farlo anche noi e, soprattutto, ne abbiamo la volontà?

Se si, è il momento di svegliarci e agire, subito. Se no… beh, buona fortuna. Il mondo va avanti, velocemente, anche senza Teramo, e tra pochissimo sarà troppo tardi per raggiungerlo. E a quel punto, realizzare un sottopasso pedonale, e ciclabile, a Cartecchio, potrebbe non essere neanche più necessario, perchè le persone, private dei luoghi, li cercheranno altrove.