C’era una volta il femminismo. Quello istintivo di Franca Viola, combattente di Lina Merlin, idealista di Emma Bonino e di tutte quelle che in piazza bruciavano i reggiseni e reclamavano il diritto ad autodeterminare le proprie vite scegliendo consapevolmente lavoro, maternità, istruzione. Per archiviare un concetto culturale arcaico, creandone uno adatto alla modernità incombente.
Fu proprio la Senatrice Merlin, nella Costituente, a volere e ottenere l’espressione “ senza distinzione di sesso…” nell’ART. 3 della COSTITUZIONE ITALIANA.
Pari opportunità di studio, lavoro, carriera, diritti sociali. Un mondo pieno di premesse, quello della “ricostruzione” che comprendeva anche la nuova società. In quegli anni, abbiamo avuto donne come Nilde Iotti, Grazia Deledda, Margherita Hack, Maria Montessori e la mitica avvocatessa Tina Lagostena Bassi, la prima a denunciare e ottenere una condanna per stupro come reato contro la persona e non contro la morale.
Donne che hanno gettato basi solidissime su cui costruire un futuro più civile ed egualitario.
Oggi chi sono le eredi di quelle eroine? Boldrini e Cirinnà che fanno leggi a favore della mercificazione del corpo delle donne ( gpa, uteri in affitto, compravendita di bambini)? I promotori del ripristino dei bordelli ( chiusi proprio dalla legge della senatrice Merlin)? O i giudici che hanno creato l’attenuante per “tempesta emotiva” quando un uomo uccide la sua compagna? Quante donne devono ancora morire affinchè quelle che abbiamo eletto in Parlamento incomincino a vergognarsi della loro latitanza su questi argomenti? Quante donne devono ancora morire affinchè le donne stesse non comincino seriamente a lavorare per cambiare una realtà non più tollerabile? Educando i figli al rispetto per le donne e le figlie al rispetto di se stesse, per esempio. Quante donne devono ancora morire prima di cominciare a scegliere davvero a chi dare il nostro voto, quali battaglie combattere, per quali diritti e quali principi?
Basta con l’ipocrisia delle giornate alla memoria. Assumiamoci la responsabilità della nostra condizione. Se dopo 50 anni stiamo ancora qui a parlare di aborto, divorzio, femminicidio, discriminazioni di genere e uteri in affitto qualcosa è andato storto di sicuro. Chiediamoci perché, chiediamone conto a chi ci doveva rappresentare e consapevolmente, agiamo, per le donne di domani, figlie di una generazione colpevole di involuzione.
Nel suo discorso di commiato alla politica la Senatrice Merlin dichiarò che le idee sono sì importanti, ma camminano con i piedi degli uomini, e che lei non ne poteva più di «fascisti rilegittimati, analfabeti politici e servitorelli dello stalinismo».
Sembra oggi.
Mira Carpineta