TERAMO – Destano non poche perplessità alcune affermazioni rilasciate dall’Amministratore delegato della Teramo Ambiente S.p.a in merito al recupero dell’IVA sulla TIA applicata dalla stessa TeAm negli anni 2007-2009, la quale secondo la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale, non va applicata ai tributi tra cui rientra proprio la “TIA 1”.
Non vi è alcun dubbio, infatti, che la titolarità del credito da esigere risieda in capo alla stessa TeAm la quale ha fatturato a cittadini e imprese teramani la “TIA 1” aumentata dell’IVA, versando quest’ultima all’erario. Non può quindi che essere legittimata solo la TeAm a richiedere all’erario l’IVA versata e non dovuta.
Altra questione che desta stupore nei termini rappresentati, riguarda la “confusione” che viene fatta a proposito del rapporto giuridico tra il cittadino teramano e la TeAm e quello che intercorre tra la TeAm e l’erario; il primo è un rapporto di natura privatistica, il secondo è un rapporto di natura tributaria. Da ciò consegue che le controversie tra cittadino e società di raccolta dei rifiuti sono devolvibili al giudice ordinario, mentre le controversie tra TeAm ed erario/Agenzia delle entrate sono devolvibili esclusivamente al giudice tributario.
E al giudice tributario va impugnato il “diniego tacito” dell’Agenzia delle entrate ai sensi dell’art.19 del D.Lgs. 546/1992.
Non meritano ulteriori precisazioni alcune altre considerazioni che paiono non portare elementi validi, se non addirittura sembrare errate, rispetto alla questione posta in essere. La sostanza è questa: i cittadini teramani devono ottenere il ristoro dell’IVA applicata sulla TIA all’epoca dalla TeAm e risultata non dovuta pari ad un importo complessivo di circa 2,5 milioni di euro per ottenere i quali non sono scaduti i termini di prescrizione. A nulla valgono i tentativi di sminuirne la portata rappresentando che tale cifra si tradurrebbe in pochi euro per i cittadini; si tratta comunque di importi che gli utenti hanno pagato, che non erano dovuti e che sarebbero comunque un ristoro per le famiglie e le imprese.
A titolo informativo si aggiunge che grandi società come ETRA S.p.A. di Bassano del G. e VERITAS di Venezia si sono già mosse ed hanno avanzato ricorso contro l’Agenzia delle entrate per la medesima questione.