Beni mobiliari e immobiliari per un ammontare di oltre 9 milioni, riconducibili a Luigi Lusi, l’ex parlamentare e tesoriere della Margherita condannato in via definitiva per appropriazione indebita nel dicembre 2017, sono stati confiscati dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma. Il provvedimento, in esecuzione di
un’ordinanza della Corte di Appello di Roma conclude, per quanto concerne l’aspetto patrimoniale, la vicenda giudiziaria che ha riguardato Lusi. Tra i beni confiscati ci sono quote sociali e l’ intero patrimonio aziendale di una società di capitali, una villa a Genzano di Roma, del valore di circa 4,1 milioni di euro, 6 appartamenti, 1 box e 1 terreno ubicati a Roma e in provincia dell’Aquila, per un valore complessivo di circa 3,7 milioni di euro. E ancora: conti correnti, polizze assicurative e fondi d’investimento per circa 1,3 milioni di euro. Il valore complessivo dei beni confiscati è di circa 9,2 milioni di euro. Si tratta degli stessi beni che erano stati sequestrati nel 2012, quando Lusi venne arrestato con la moglie e due commercialisti, con l’accusa di aver distratto fondi, per svariati milioni di euro, destinati al partito mediante un complesso sistema di false fatturazioni, realizzato attraverso alcune società a lui riconducibili. “Il collegio dei liquidatori e il comitato dei garanti della Margherita in liquidazione esprimono
soddisfazione per l’esecuzione dell’ordinanza della Corte di Appello di Roma per la confisca dei beni dell’ex tesoriere Luigi Lusi. La confisca, come confermato dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, trova il suo fondamento nella decisione da parte della Margherita di donare allo Stato tutti i beni provenienti dalle azioni nei confronti di Luigi Lusi“. Così il collegio dei liquidatori della Margherita. I liquidatori ricordano inoltre che le azioni di risarcimento
in sede civile non si esauriscono con la confisca dei beni, ma stanno continuando e continueranno nei confronti di Lusi e della moglie, sia in Italia che all’estero; anche da parte di Francesco Rutelli, calunniato dall’ex-tesoriere, come stabilito definitivamente dalla Cassazione. “Ci siamo costituiti parte civile nel processo e questa esecuzione di confisca rappresenta il parziale ristoro del danno patrimoniale subito dalla Margherita-DL. L’esecuzione a favore dello Stato rappresenta la piena attuazione del mandato ricevuto dall’assemblea del partito che, volontariamente ed unico in Italia, ha deliberato, al momento dello scioglimento, di donare i propri beni allo Stato, oltre ai 6,5 milioni di euro che già sono stati donati direttamente al Ministero dell’Economia“. Una serie di case, tra cui una villa, polizze assicurative, fondi d’investimento e conti corrente che finiscono ora nelle mani dello Stato. La confisca del piccolo impero da 9 milioni di euro, fino a ieri in possesso dell’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, conclude – per l’aspetto patrimoniale in Italia – la vicenda giudiziaria che ha riguardato l’ex esponente di Dl condannato in via definitiva a sette anni per appropriazione indebita nel dicembre 2017. Ma i risarcimenti, riferiscono i liquidatori del vecchio partito, non finiscono e in sede civile riguarderanno anche le ricchezze all’estero dell’ex senatore finito in carcere. Quest’ultimo da ieri, grazie ad un beneficio previsto dall’ordinamento penitenziario, ha cominciato a lavorare in un call center ad Avezzano. Si tratta di un un beneficio concesso dal direttore dell’istituto penitenziario, poi da ratificare dall’autorità giudiziaria, che consiste nella possibilità di uscire dal carcere per svolgere un’attività lavorativa, anche autonoma, oppure per frequentare un corso di formazione professionale. Ad eseguire il provvedimento di confisca, dopo l’ordinanza della Corte di Appello di Roma, sono state le Fiamme Gialle, che hanno definitivamente messo i sigilli a beni mobiliari e immobiliari, tra cui quote sociali e l’intero patrimonio aziendale di una società di capitali e una villa a Genzano di Roma, oltre a sei appartamenti e un terreno a Roma e in provincia de L’Aquila. Si tratta degli stessi beni che erano stati sequestrati nel 2012, quando Lusi finì in manette con la moglie e due commercialisti dopo il sì di Palazzo Madama alla richiesta per il suo arresto. L’ex senatore era accusato di aver intascato, a partire dal 2002, i rimborsi elettorali dovuti alla formazione politica di cui controllava la cassa: 25 milioni di euro di soldi pubblici dalle casse del partito, attraverso un sistema di false fatturazioni. E ricorrendo a due società estere era riuscito a portare i soldi in Canada. Cinque anni dopo – nel 2017 – l’ex senatore era stato riconosciuto colpevole per essersi appropriato di quelle somme, ma anche di calunnia nei confronti dell’allora segretario del partito, Francesco Rutelli. Tra i primi ad esprimere soddisfazione è stato il collegio dei liquidatori della Margherita. “La confisca, come confermato dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, trova il suo fondamento nella decisione da parte della Margherita di donare allo Stato tutti i beni provenienti dalle azioni nei confronti di Luigi Lusi“, hanno spiegato i liquidatori ricordando inoltre che le azioni di risarcimento in sede civile “non si esauriscono con la confisca dei beni, ma stanno continuando e continueranno nei confronti di Lusi e della moglie, sia in Italia che all’estero“. A chiedere risarcimenti è anche Francesco Rutelli, calunniato dall’ex-tesoriere, come stabilito definitivamente dalla Cassazione. “Ci siamo costituiti parte civile nel processo e questa esecuzione di confisca rappresenta il parziale ristoro del danno patrimoniale subito da ‘Democrazia è Libertà-La Margherita’ – aggiungono i liquidatori -. L’esecuzione a favore dello Stato rappresenta la piena attuazione del mandato ricevuto dall’assemblea del partito che, volontariamente ed unico in Italia, ha deliberato, al momento dello scioglimento, di donare i propri beni allo Stato, oltre ai 6,5 milioni di euro che già sono stati donati direttamente al Ministero dell’Economia“. (ANSA)