TORTORETO – Si è svolta ieri sera, con solennità quasi teatrale, la conferenza di presentazione del nuovo progetto di restyling del tratto di lungomare tra lo stabilimento Sayonara e il Punto G. In scena: l’Amministrazione, il progettista, i cittadini. O meglio: una platea convocata per assistere, non per intervenire.
L’architetto ha illustrato con meticolosa dovizia ogni aspetto dell’intervento: materiali, funzioni, visioni. Una narrazione scorrevole, puntuale, persino suggestiva. Unico dettaglio mancante: il confronto. Non per disattenzione, beninteso, ma per impossibilità logica. Il progetto, infatti, era già definito. Già pensato. Già confezionato. Il che rende l’intera serata una sorta di raffinato esercizio di stile: un confronto senza possibilità di replica, un dibattito in cui l’unico diritto concesso era quello all’ascolto deferente.
Un intervento dal costo che supera i due milioni di euro – dettaglio non trascurabile, anzi determinante- avrebbe forse meritato un percorso meno riservato, più trasparente, più corale. Ma evidentemente, nella Tortoreto del presente, la cifra conta più come titolo da esibire che come responsabilità da condividere.
D’altronde, si sa, l’ascolto partecipato è diventato una forma d’arte concettuale: evocato con enfasi, praticato con parsimonia. Un principio nobile, da incorniciare più che da esercitare.
E così, ancora una volta, Tortoreto si ritrova a rincorrere progetti calati dall’alto, frutto di logiche autoreferenziali più che di reale dialogo con la cittadinanza. Nessuno si è preso la briga – o la libertà – di pensare che forse, prima di decidere cosa fare e dove farlo, sarebbe stato utile, persino virtuoso, chiedere a chi Tortoreto la vive ogni giorno. Ma evidentemente, il pensiero critico è una voce fuori dal coro che stona nel bel mezzo dell’armonia autocelebrativa.
Sorvoliamo, per carità di patria, sulla scelta – anche questa immancabilmente ricorrente – di iniziare dalla parte centrale del lungomare. Un tratto che, con ogni evidenza, non versa in condizioni di emergenza. Ma ha il pregio, innegabile, di essere sotto gli occhi di tutti: l’ideale per mostrare che si fa qualcosa, anche se altrove ci sarebbe molto di più da fare.
Quel che lascia davvero perplessi è la totale assenza di una visione d’insieme. Un progetto serio avrebbe dovuto partire da una riflessione globale sul lungomare nella sua interezza, da sud a nord, da ovest a est dell’immaginazione. E poi, solo poi, suddividere in lotti funzionali. Così si fa nelle città che aspirano al futuro. Qui, invece, si frammenta, si spezza, si improvvisa: il rischio è quello di ritrovarsi, domani, con un lungomare a trazione differita, dove ogni tratto racconta una storia diversa, ma nessuno un disegno comune.
In sintesi: si salva la forma, si sacrifica la sostanza. Ma anche questa è un’arte. L’arte di far credere che si stia discutendo, mentre in realtà si sta solo leggendo una sentenza già scritta.
Tortoreto al Centro continuerà a esercitare un’opposizione attenta, non per gusto di contraddizione, ma per dovere verso una comunità che merita verità, visione e voce. Non un posto in platea
Capogruppo Libera D’Amelio
Consigliere Martina Del Sasso