TERAMO – Ancora 8 ore di sciopero, dopo quello del 7 gennaio scorso, e presidio sotto la Prefettura di Teramo dei lavoratori del settore metalmeccanico dopo la rottura delle trattative con Federmeccanica-Assistal, nel novembre 2024, per il rinnovo del CCNL. Le richieste sindacali riguardano l’aumento salariale di 280 euro sui minimi contrattuali, riduzione dell’orario di lavoro, stabilizzazione dell’occupazione e garanzia di pari diritti negli appalti e tutele per i lavoratori precari e interventi concreti per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. “Ma Federmeccanica e Confindustria non rispondono alle necessità dei lavoratori”, denunciano i sindacati di categoria FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM-UIL che hanno proclamato lo sciopero e che sono decisi a proseguire nella mobilitazione finché non si sieda nuovamente a un tavolo di trattative che tengano conto delle richieste sindacali.
“Federmeccanica, anziché trattare sulle proposte avanzate da parte sindacale (dopo ampia consultazione con lavoratrici e lavoratori) fa una contro piattaforma, un altro modello contrattuale dunque, che non risponde alle esigenze di chi pretende dignità, con aumenti salariali irrisori per i lavoratrici e lavoratori. Senza passi avanti, è già previsto un nuovo sciopero a marzo. Il CCNL è fondamentale per garantire diritti e dignità nei luoghi di lavoro. È essenziale mobilitarsi ora per evitare il peggioramento delle condizioni salariali e lavorative”, è il commento unanime dei segretari di Fiom Cgil Natascia Innamorati e di Fim Cisl Marco Boccanera, questa mattina in presidio a Largo San Matteo con il coordinatore di Uilm Uil Valerio Camplone.
Il settore metalmeccanico, lo ricordano i sindacati, è trainante per l’economia e in provincia di Teramo conta circa 8.500 lavoratori di cui 2.500 solo nel settore automotive, nella cosiddetta “valle del tubo”.
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