ROMA – “Ogni nostro appello è caduto nel vuoto e i parlamentari abruzzesi di maggioranza hanno bocciato le nostre proposte di proroga per i tribunali di Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano. Ne dovranno rispondere davanti ai cittadini abruzzesi – così in una dura nota affidata alla stampa il Senatore del PD Michele Fina – dopo oltre dieci anni di proroghe, sempre confermate, per la prima volta il Governo della Meloni, parlamentare eletta in Abruzzo, tradisce le legittime richieste del territorio. Non solo degli operatori della giustizia ma dell’intero sistema economico e sociale regionale, senza che questo abbia fatto sentire il Presidente Marsilio interessato al tema, pretendendo dai Parlamentari colleghi di partito un sussulto di orgoglio e dovere istituzionale.
Ora senza una proroga e con il disegno di legge di generale riforma della geografia giudiziaria fermo in Parlamento, il rischio di definitiva chiusura si fa più prossimo. Le udienze saranno rinviate in sedi giudiziarie diverse da quelle sub provinciali e così sarà di fatto conclamata la soppressione.
Una circostanza fortemente aggravata dalla carenza di personale più volte denunciata e da ultimo segnalata dal segretario regionale della Cgil Funzione pubblica Luca Fusari. Una condizione quella della Procura di Avezzano, così come quella della Tribunale, che non consente il normale svolgimento delle attività dell’ufficio. Siamo di fronte, dunque, ad una convergenza di scelte politiche che attraverso la mancata proroga, il blocco del ddl di riforma e la carenza di personale stanno lentamente portando alla chiusura per sfinimento dei nostri tribunali e procure. Un danno storico e irreversibile all’Abruzzo”.
“Mi chiedo quale sia la posizione del candidato Sindaco di Sulmona Tirabassi: se non è d’accordo con tutti coloro che hanno chiesto la proroga evidentemente non rappresenta più le avvocate e gli avvocati di Sulmona e della Valle Peligna ed è il caso che si dimetta; se invece è d’accordo sul fatto che questa proroga si sarebbe dovuta allora dovrebbe coerentemente ritirarsi da candidato della destra che non l’ha approvata. È cinico avere i piedi in due scarpe”.