TERAMO – “In merito all’ennesima ‘provocazione’ costituita dalla nuova proposta (la settima….) per la dislocazione di una scuola Jolly che dovrebbe sostituire il ‘Delfico’ (insostituibile !!!) – utilizzando un vecchio immobile scolastico da abbattere in via Cona, ritengo doveroso inviare quanto da me espresso pubblicamente nell’intervento in piazza Orsini sabato pomeriggio; nonché per iscritto alle duecento venti famiglie del comitato ‘Salvate il Delfico Ryan'”. Così l’architetto Franco Esposito (Associazione Tetraktis), nel presentare il suo intervento che riportiamo integralmente.
Il ‘Delfico Ryan’ non può e non deve essere abbandonato a sé stesso. La sua chiusura a tempo indeterminato segnerebbe la fine di una città già duramente colpita, la cui comunità non ha compreso forse a pieno i rischi. La cosa che più mi ha sconcertato in questi giorni è stata la risposta data da due cittadini che pure ricoprono vesti di rappresentanti di categoria, i quali – da me
sollecitati ad esprimere almeno domande, interrogativi, non dico un’opinione – hanno risposto: “Vediamo che succede…è una cosa che riguarda la politica, perché noi dovremmo prendere posizione… vediamo come va a finire, poi magari…”. Mi chiedo, e chiedo umilmente a voi:
– Ma se i cittadini non si interrogano su fatti di questa portata su cos’altro dovrebbero interrogarsi?
– Perché ritengono che le scelte “politiche” riguardino solo i partiti, debbano riguardare solo essi, mentre i cittadini devono solo ‘ubbidire’?
– Perché se vengono assunte decisioni dubbie da parte di rappresentanti di istituzioni i cittadini dovrebbero essere silenti, senza porre domande?
– Perché la difesa della cultura, in tutte le sue più nobili espressioni, deve essere considerata argomento di non interesse da parte dei cittadini?
– Perché non riflettere sul fatto che ogni nostra decisione di vita ha un valore ‘politico’ , che la traduzione vera di quel termine è “esercizio delle scelte, arte dello scegliere e dell’agire”?
– Perché non riflettere sul fatto che la passività, l’inerzia, il disinteresse della cosa pubblica e del bene comune, sono il punto di partenza di ogni declino?
– Perché interrogarsi sulle scelte di Carlo Conti per i nomi dei cantanti a Sanremo e non sulla vita del ‘Delfico’? Perché l’esclusione di Al Bano dovrebbe generare più interesse ed indignazione rispetto alla chiusura del ‘Delfico’?
– Perché non comprendere che inizia tutto da lì, dal non porsi domande, la nascita di dittature e perdite di libertà?
– E ancora, senza che ciò debba essere considerato troppo filosofico, che senso ha la vita, il vivere quotidiano, se non si alza lo sguardo per capire, per comprendere, per partecipare?
Mi rivolgo ai più giovani, a coloro cui domani spetterà la conduzione della nazione, della regione, delle loro città, delle loro società, delle loro famiglie: non siate passivi, abituatevi dall’età scolastica a guardare le cose del mondo, perché nessuno di noi è una monade che può vivere isolato da contesti più ampi; abituatevi ad interrogarvi ed interrogare, perché solo attraverso la partecipazione alla vita della vostra comunità riuscirete a dare significato alla vostra esistenza. Abituatevi a conquistare l’amore, le amicizie, il ‘ben essere’, attraverso una serie di scelte, di selezione quotidiana; abituatevi a distinguere i veri valori dalle semplici mode, abituatevi a distinguere le cose per cui vale la pena lottare, non fatevi imporre da altri le amicizie, gli amori, i valori; abituatevi a comprendere che il primo seme del vostro successo è in voi, che nulla avviene per caso ma solo attraverso l’esercizio, la ricerca, l’impegno. Abituatevi ad essere attivi e non passivi, a vivere e non a sopravvivere, ad osservare e non essere ciechi, ad essere attenti, responsabili, non preda di decisioni altrui.
Ecco, senza volerlo, abbiamo delineato il perché dell’importanza del Delfico: perché è una di quelle scuole che può educare ed affinare le vostre sensibilità anche solo con la sua architettura, con l’austerità e l’autorevolezza che solo alcune architetture possono esprimere. Quando entrai per la prima volta in quel Liceo, nel lontano 1962, nell’aula a gradoni di Scienze e chimica c’erano scritte due versi di Dante, quelli che più mi hanno accompagnato negli anni: “Uomini siate, e non pecore matte…” (Paradiso, canto V, v.80); “Fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza” (Inferno, canto XXVI, v.119). Ecco, per aiutarci ad essere ‘uomini e non pecore matte’ occorrono architetture come il ‘Delfico’ e non prefabbricati, occorrono docenti preparati ed appassionati, occorre l’esercizio quotidiano all’arte della scelta e dell’interrogarsi, occorre l’esercizio quotidiano alla partecipazione, al coinvolgimento, al relazionarsi, al lavoro di squadra, così come avviene nei migliori ‘team’ di basket o pallavolo.
Il ‘Delfico’ non è solo la vostra scuola, è la scuola di tutti i teramani, così come il Duomo non è la chiesa del Vescovo o del clero ma è la casa di tutti. I suoi valori sono i valori di tutti, ed è per questo che la sua difesa dev’essere compito di tutti, non solo dei suoi studenti. Proteggere e difendere il bello, il giusto, i valori degli uomini e della natura, impegnarsi per migliorare, sempre mirando a costruire e non distruggere, combattere fino in fondo per conquistare l’ amore di una persona come pure la libertà. Impegnarsi sempre, ogni giorno, per meritare quell’amore conquistato, difenderlo, incrementarlo, senza cadere preda della passività, dell’abitudine, del logorio del quotidiano. Non è forse questa l’essenza più vera della vita?
Vorrei chiudere con una notazione tecnica, perché per 65 giorni il Presidente della Provincia ha cercato di dribblare l’enorme problema socio-culturale, creato dalla chiusura del Delfico, attraverso riferimenti alla sicurezza, alla instabilità, al pericolo, che – non contestati – hanno ottenuto lo scopo di tener buoni tanti cittadini, che sarebbero scesi certamente in piazza se non fossero stati frenati dai dubbi inculcati da quei riferimenti. Abbiamo ascoltato decine di proposte di soluzioni alternative al “M. Delfico”, spesso improvvisate, semplicistiche, prive di riferimenti concreti. Abbiamo dovuto ascoltare irrealistiche promesse di tempi brevissimi per costruire una ‘struttura prefabbricata di grande rilievo’, che avrebbe avuto il merito di costituire una alternativa certa, rapida, sicura, autorevole, al ‘Delfico’. Proposte pubblicitarie, di facciata, irrealistiche appunto, che – purtroppo – in pochissimi hanno avuto la prontezza ed il coraggio di contestare.
Vorrei allora spendere alcune parole da tecnico, peraltro in parte già espresse nella prima delle lettere inviate alle Autorità. La struttura del ‘Delfico’ NON presenta alcun pericolo di crolli, di instabilità, di fragilità statica; questa non è una ‘opinione personale’ (che non oserei pronunciare alla luce delle mie ridotte competenze specialistiche strutturali): è l’affermazione di tecnici strutturisti esperti, alcuni dei quali hanno anche operato – materialmente – su quella struttura. Queste certezze risultano ovviamente inespresse pubblicamente, ridotte al silenzio da un
provvedimento di sequestro che ha una forza giuridico-amministrativa capace di spaventare chiunque, anche coloro che avrebbero avuto la possibilità ma non la voglia ed il coraggio per contestare un atto di simile forza. Tuttavia, poiché la sicurezza di docenti, studenti e personale ausiliario è certamente condizione assoluta e prioritaria, abbiamo sollecitato, sin dal secondo giorno dopo il sequestro, una perizia che fugasse ogni dubbio: una perizia da affidare non solo a tecnici di altissima competenza, ma anche dotata di tutti i requisiti di domande che dovevano trovare risposta precisa. Purtroppo questo auspicio non si è realizzato, perché l’affidamento dell’incarico non si è rivelato completo ed efficace. I bravissimi esperti nominati hanno avuto poche indicazioni, poco tempo e forse anche compensi inadeguati per poter redigere un rapporto completo, che fugasse al cento per cento ogni dubbio sulla instabilità e l’insicurezza paventate. In trenta giorni – e con pochi saggi ed indagini effettuate – hanno redatto una perizia accurata ma non esaustiva ed univoca, nel senso che può dar adito a qualche interpretazione diversa. Da una parte vengono fornite rassicurazioni sui dati della perizia effettuata a suo tempo dal primo tecnico affidatario (Ing. Rampa) con conseguente ammissione di inesistenza di pericoli o timori di instabilità; dall’altra, vengono sollecitate – a completamento di quelle già effettuate – alcune indagini aventi soprattutto lo scopo di consentire la redazione di quel modello di calcolo necessario per elevare il Livello di Conoscenza da LC2 ad LC3 . Un richiesta, questa, che avrebbe dovuto costituire oggetto dell’affidamento sin dalla fase iniziale. Mentre il mandato affidato impone valutazioni utilizzando esclusivamente la documentazione già disponibile, eventualmente arricchita da ulteriori esami visivi.
Si è preso ora spunto da questa richiesta finale della perizia per dare fiato e consistenza ai dubbiosi, a coloro che non vedevano l’ora di poter rafforzare i loro dubbi, convalidati dalla richiesta di un supplemento di indagini. Si ribadisce che così non è: gli esperti, chiamati ad esprimersi sulla validità dei dati ed delle metodologie usate dall’Ing. Rampa a suo tempo, hanno confermato la sostanziale validità di quella perizia – con relativa conferma di mancanza di pericoli immediati ; ma non hanno potuto astenersi dal richiedere ulteriori approfondimenti, utili per la redazione di una relazione completa e del modello di calcolo richiesto. Tale richiesta, ovviamente da soddisfare, non può e non deve costituire motivo per proseguire nella chiusura a tempo indeterminato della struttura ‘Delfico’: il tipo di indagini richieste, assolutamente non ‘invasive’ (nel senso di ‘distruttive), come pure tutta la fase di progettazione dei futuri interventi, possono essere eseguite – con idonei accorgimenti – pur in presenza di ‘Scuola funzionante’.
La proposta mia e di alcuni colleghi è dunque di tipo procedurale: si tratta cioè di prevedere una serie di accorgimenti che consentano di procedere con i lavori che si riterrà opportuno eseguire operando per fasi. Ovvero – tenendo conto della particolare tipologia del Delfico, con tre padiglioni distinti – operare in tre distinte fasi, con una dislocazione esterna di soli 400 studenti e per un solo anno scolastico. Una volta eseguiti i lavori sul primo padiglione, si procederà con il secondo, consentendo il rientro dei primi 400 studenti, procedendo in modo analogo per il terzo padiglione. Si tratta certamente di una procedura particolare, diversa da quella generalizzata usata per tanti ‘normali’ edifici pubblici: ma si tratta di una specificità che va richiamata nel momento in cui si tratta di eseguire lavori su un edificio esso sì molto particolare oltreché prestigioso. Quindi il binomio da usare è: lavori sì, ma eseguiti in forme, tempi e modi particolari.
Questi ci sembrano i punti tecnici su cui soffermarsi, al di là di sterili polemiche che potrebbero certamente essere ingigantite – volendo – se solo si chiedesse ragione all’istituzione responsabile di alcuni provvedimenti impropri; alcuni risalenti anche ad anni fa. Non è questo il momento delle polemiche: si chiede di concentrarsi sul modo migliore per riaprire al più presto il ‘Delfico’, non solo per imprese e progettisti, ma per STUDENTI, DOCENTI e PERSONALE ausiliario. SI ESAMINI TUTTO IL PROCESSO DEGLI ADEMPIMENTI TECNICI RITENUTI UTILI E NECESSARI ORGANIZZANDOLO E CONFEZIONANDOLO ALLA LUCE DELLE PARTICOLARITA’ DEL ‘DELFICO’. Si concerti e si chiarisca con i tecnici già incaricati e già in fase operativa, la TIPOLOGIA DEI LAVORI COMMISSIONATI ED AFFIDATI, la cui portata non è stata MAI SPECIFICATA nei quattro anni trascorsi dall’assegnazione generica del finanziamento.
Ribadiamo la nostra disponibilità per ogni tipo di colloquio costruttivo, sempre nell’ottica di salvare, non solo a parole, il ‘Delfico Ryan’. – Arch. Franco Esposito –