TERAMO – È stato presentato presso l’Auditorium di Santa Maria Bitetto il Catalogo della mostra “Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana”, curato da Fernando Filipponi, ricercatore presso il Museo del Louvre di Parigi, e da Massimo Montanari, Professore dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, quale sintesi codificata dall’omonimo progetto di ricerca.

Il catalogo accoglie, tra gli altri, l’ampio saggio Le fonti d’archivio per una storia dell’alimentazione a Teramo di Luciana D’Annunzio (nella foto), già funzionario Archivista presso l’Archivio di Stato di Teramo, la quale ha collaborato all’iniziativa attraverso un’analitica ricerca in diversi archivi pubblici, privati e Biblioteche, volta al reperimento di documentazione che facesse da corredo alla mostra e da accostare a opere d’arte e utensili da cucina.

L’indagine archivistica ha offerto un notevole quanto interessante esito, utilizzato solo in parte, per gli spazi limitati – espositivi ed editoriali, atti che rispecchiano cronologicamente tutto quanto accade nella città di Teramo a partire dal 1225 (assenso regio di Federico II di Svevia) sino alla documentazione della prima metà del XX secolo attraverso un percorso tra atti amministrativi di natura politica, economico-finanziaria, sociale, atti giudiziari e notarili, archivi di famiglie, di persone e di enti. A tutto questo si deve aggiungere l’Archivio storico del comune di Teramo che, nel 2012, è stato depositato presso l’Archivio di Stato di Teramo.

Nel corso della storia il cibo infatti è stato sempre protagonista, l’uomo deve nutrirsi prima ancora di abitare e di diventare homo aeconomicus. L’alimentazione muta in ragione di quanto accade nell’economia e nella società cancellando in tutto o in parte i dati tradizionali sostituendoli o mescolandoli alle nuove tendenze e opportunità. La realtà della vita materiale è straordinariamente mutevole nel tempo e nello spazio, convivono lusso e miseria, tradizioni e cambiamenti, ‘segni’ che diventano linguaggi per mostrare la gestione del potere, la mobilità delle classi emergenti, il modo di produrre, il miglioramento delle condizioni di vita, i simboli di cui si nutrono le società.

Il risultato del lavoro riportato in Catalogo è la prima pubblicazione a carattere scientifico sulla gastronomia teramana, che proietta l’evento in ambito nazionale perché attraverso il cibo l’uomo entra in relazione col mondo: il passato e il presente di ogni civiltà si leggono nella cucina, dagli ingredienti alle influenze, dall’agiatezza o povertà dei contesti alle relazioni sociali. La storia del cibo è dunque, per eccellenza, una storia culturale.