L’AQUILA – “Lo smart working è un tema su cui ci confrontiamo ogni giorno. A livello normativo siamo partiti dagli incentivi alla residenzialità commerciale arriveremo anche a quella lavorativa”. Lorenzo Sospiri, presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, offre lo slancio al confronto sul tema dello smart working, che ieri, giovedì 14 novembre, è stato organizzato dalla Biblioteca dell’Assemblea Legislativa, intitolata a “Giuseppe Bolino”. L’evento, “Il lavoro agile come strumento per il ripopolamento dei piccoli Comuni dell’Abruzzo”, ha visto protagonisti Francesco Maria Spanò, direttore delle risorse umane dell’università LUISS Guido Carli e autore del libro “Lo smart working tra la libertà degli antichi e quella dei moderni” (ed. Rubbettino) e Antonio Naddeo, presidente dell’ARAN, vertice dell’Agenzia italiana che rappresenta legalmente le Pubbliche Amministrazioni nella contrattazione collettiva nazionale. Presenti le autorità istituzionali, i dirigenti della pubblica amministrazione, le rappresentanze datoriali, centri studi e di ricerca in ambito socio economico e svariati Sindaci dei piccoli borghi abruzzesi.

“I francesi hanno definito lo smart working la rivoluzione silenziosa – ha argomentato Spanò – e in effetti dopo il lockdown i dati ci danno ragione. Sono quasi 3milioni e 700mila i lavoratori in modalità smart previsti per il 2025. Abbiamo circa 4mila borghi dalle Alpi alla Sicilia e in ogni borgo c’è uno smart worker. Sono favoriti quelli che offrono i servizi migliori, ma non significa nulla perché soprattutto la nuova generazione preferisce puntare molto all’equilibrio tra la qualità del lavoro e la qualità della vita e le Regioni, in particolar modo l’Abruzzo che si trova nel centro Italia, potrebbe essere un grande attrattore. Stimolare il legislatore a incentivare questi lavoratori come nomadi digitali a venire in questi luoghi, significa bloccare lo spopolamento, generare ricchezza e quindi un network che può portare solo bellezza a questa stupenda Regione”. Sul fronte dei servizi, FiberCop, soggetto attuatore dei lavori di digitalizzazione del PNRR, ha annunciato che in Abruzzo sono già partiti gli interventi per dotare di collegamenti ultraveloci circa 90 Comuni, con l’obiettivo di cablare il 93% del territorio abruzzese entro giugno 2026. D’altra parte lo smart working è diventato parte integrante delle modalità organizzative sia nelle grandi imprese che nel pubblico impiego, “ma bisogna saperlo gestire soprattutto i dirigenti – ha argomentato Antonio Naddeo – un tempo abituati al controllo diretto dei propri collaboratori, dovrebbero sviluppare oggi la capacità del controllo a distanza lavorando per obiettivi. C’è una tendenza in qualche caso a tornare verso la presenza in servizio ma i contratti collettivi che stiamo sottoscrivendo con i sindacati, spingono sempre di più all’utilizzo dello smart working perché se fatto bene e organizzato in un certo modo è uno strumento che sicuramente porta a una migliore efficienza”.

I dati sullo spopolamento. L’Abruzzo ha oggi grosso modo la stessa popolazione del 1951: 1,28 milioni di persone, all’epoca del primo censimento nell’Italia del dopoguerra. Ma si tratta di una stabilità solo apparente, rivela un approfondimento della fondazione Openpolis. Nei Comuni periferici e ultraperiferici della Regione, dal 1951 la popolazione è diminuita del 31,4%, un calo superiore a quanto registrato a livello nazionale per i territori con le stesse caratteristiche (-20% nello stesso periodo). Complessivamente, dal 1951 al 2020, le aree più periferiche hanno perso quasi 100mila abitanti, di cui 11mila nell’ultimo decennio. Secondo l’analisi dei ricercatori, intorno al 2030 – in uno scenario di previsione mediano, intermedio tra quelli “più pessimistici” e quelli “più ottimistici” – i residenti in Abruzzo potrebbero essere meno di 1,23 milioni (-4% rispetto ad oggi).

La situazione nella PA. L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, rileva che il 61% della Pubblica Amministrazione in Italia ha consolidato al proprio interno iniziative di lavoro agile, percentuale che sale al 96% nelle grandi aziende, registrando peraltro un alto gradimento della pratica tra i lavoratori, il 46% dei quali, se fosse abolita, lo riterrebbe svantaggioso.

Le iniziative legislative in atto. Sul tema oggetto dell’incontro è depositato in Parlamento un progetto di legge che si prefigge lo scopo di “favorire i nomadi digitali per ripopolare i piccoli Comuni – ha rivelato l’autore del libro – ma anche i centri storici più grandi, svuotati dai grandi centri commerciali. La bellezza dei luoghi, il chilometro zero, l’attenzione all’ambiente e il buon cibo, sono fattori verso i quali le giovani generazioni sono più attente e attraggono anche gli stranieri. Peraltro indietro non si può tornare, siamo di fronte a una nuova libertà post moderna e le libertà vanno sicuramente favorite, non chiuse”. (ACRA)