TERAMO – Mai come oggi la via principale dello shopping teramano soffre per la sua qualità dell’offerta commerciale in senso stretto che appare nel tempo più ridotta e priva di contenuti particolari. Si scorgono sempre più agenzie di servizi, immobiliari, telefoniche, che poco hanno a che fare con il core business di un’arteria così, da sommare al cosiddetto “corso vecchio”, votata storicamente al commercio puro. Poche dunque sono le attività di vendita al dettaglio che dovrebbero dare un tono e classe alla città. Nascono anche i primi negozi di cover per cellulari, segni dei tempi, e addirittura in pieno Corso San Giorgio si è insediata una sede elettorale, evento mai avvenuto prima d’oggi, poiché in quelle erano collocate ai margini. I grandi marchi abbandonano (Geox) e quelli che dovevano arrivare (Dubini) per sostituirli non si sono fidati del bacino d’utenza, non così rassicurante. Si segnalano outlet, le librerie chiudono (Topitti) ed il futuro non è proprio roseo un po’ per tutti per il calo del fatturato e degli aumenti dei costi di produzione. Manca la qualità e si devono ringraziare quelle attività che coraggiosamente ancora reggono lungo i due corsi teramani, non abdicando e resistendo ai venti tumultuosi di shopping su internet. Peraltro la concorrenza del centro commerciale resta forte malgrado gli affitti di locazione siano calati mediamente di un buon 30% dagli inizi della crisi, offrendo però spazio alla quantità e non alla qualità.
L’amministrazione comunale di Teramo pertanto intende venire incontro alle esigenze sia dei commercianti che degli stessi cittadini che giustamente anelano ad un valore merceologico superiore. L’assessore alle politiche del commercio, assieme al sindaco, ha riavviato i lavori di concerto con la Camera di Commercio per dare contenuti finalmente al Piano marketing, uno strumento che va nel senso “della rinascita del commercio e delle attività produttive per la rifioritura della vitalità urbana” fa sapere Antonio Filipponi.
“Quello che svilupperemo è il risultato di studi svolti negli anni passati, che sono rimasti sempre nel cassetto”. Ora Via Carducci ha intenzione di fare sul serio. “Con la Camera di Commercio abbiamo ravviato i lavori, ci stiamo vedendo spesso per vedere il dà farsi. È chiaro che i dati raccolti vanno un attimino riaggiornati perché sono un po’ vecchiotti e si rifanno al 2011” anche se molti parametri sono molto attuali, come il flusso dei veicoli, il fenomeno dei parcheggi “insomma la radiografia di una problematica molto variegata e complessa”. “La nostra intenzione è sviluppare un Piano di base da cui partire, cui man mano si andrà completando con altri dati che inseriremo”. Ciò che si vorrà prevedere è appunto individuare quale tipo di commercio nelle diverse aree cittadine si dovrà sviluppare. “Per ogni via, zona, piazza, dobbiamo contemplare una vocazione”. Filipponi porta l’esempio di Via Capuani: “Qui si potrà sviluppare un’area enogastronomica, del resto già concretizzatasi, tanto che agiremo di conseguenza andando a portare alcune modifiche al piano dei dehors per ravvivare la via e per normalizzarla meglio”.
Negli incontri già avuti tra comune e Camera di Commercio sono emerse precise indicazioni operative. Innanzitutto quella di ampliare il coinvolgimento agli ordini professionali; quindi di recuperare un piano marketing già esistente ma mai applicato, modificandolo e armonizzandolo con le nuove situazioni, ma puntando sostanzialmente ad una progettualità che implichi sia il versante dell’offerta di manifestazioni sia quello della riqualificazione urbana.
Maurizio Di Biagio