TERAMO – Individuati anche i vincitori degli altri due riconoscimenti della 29^ edizione del Premio Di Venanzo: la giuria, presieduta dal critico e saggista cinematografico Stefano Masi, ha deciso di assegnare l’Esposimetro d’Oro per la miglior fotografia di un film straniero a Edward Lachman per il film “El Conde” regia di Pablo Larrain, a Francesco Di Giacomo l’Esposimetro d’Oro per la migliore fotografia di un film italiano per il suo lavoro nel film “Rapito” regia di Marco Pontecorvo. I prestigiosi riconoscimenti saranno consegnati nel corso della cerimonia di premiazione che si terrà il prossimo sabato 12 ottobre a Teramo, nella Sala polifunzionale della Provincia.

Ed (Edward) Lachman, direttore della fotografia statunitense di origini ebraiche, nato a Morristown (New Jersey) il 31 marzo 1948 – scrive Stefano Masi, Dizionario mondiale dei direttori della fotografia, 2007 – Le Mani – ex pittore, cavallo di razza delle produzioni indipendenti americane, distante dal gusto magniloquente dello show business hollywoodiano e profondamente radicato nella cultura newyorchese, ma vicino anche alla sensibilità del cinema autoriale del vecchio continente… Vanta un ricchissimo palmarès, in cui spicca la nomination all’Oscar e al premio annuale dell’American Society of Cinematographers per la fotografia del capolavoro di Todd Haynes ‘Far From Heaven’ (2002; Lontano dal paradiso), che rileggeva l’immaginario figurativo americano degli anni Cinquanta”. Lachman ha ottenuto un’altra nomination agli Oscar quest’anno, proprio per la fotografia di El Conde, ‘battuto’ da Hoyte Van Hoytema Premio Oscar 2024 per la miglior fotografia del film “Oppenheimer” regia di Cristopher Nolan. Molti ricorderanno la presenza di Hoyte Van Hoytema a Teramo, nell’edizione 2009 del Premio Di Venanzo, quando sul palco del cine-teatro Comunale ritirò l’Esposimetro d’Oro per la fotografia di un film straniero per il suo lavoro nel film “Lasciami entrare” diretto da Tomas Alfredson. Lachman lavora anche in varie produzioni al di fuori degli Stati Uniti. Tra questi lavori, cura la fotografia di due documentari di Wim Wenders e cura luci e riprese nel film “La Soufrière” di Werner Herzog. Ha lavorato molto con cineasti e registi europei, in Francia e soprattutto in Germania: con Jean-Luc Godard, con Wim Wenders e Reiner Werner Fassbinder.

El Conde – Sinossi (da: labiennale.org – Venezia 80, 2023)

El Conde e? una commedia dark/horror che ipotizza un universo parallelo ispirato alla storia recente del Cile. Il film ritrae Augusto Pinochet, un simbolo del fascismo mondiale, nei panni di un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda estremita? meridionale del continente: nutre il suo desiderio di malvagita? al fine di perpetuare la propria esistenza. Dopo duecentocinquanta anni di vita, Pinochet decide di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna. Non puo? piu? sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. A dispetto della natura deludente e opportunistica della sua famiglia, trova una nuova ispirazione per continuare a vivere una vita di passione vitale e controrivoluzionaria attraverso una relazione inaspettata.

…Nello splendido bianco e nero di uno dei più grandi direttori della fotografia viventi (Ed Lachman), Larrain s’intrufola nella vita quotidiana e notturna del Conde, nei suoi voli a mantello spiegato sul cielo di Santiago, dove di notte va a nutrirsi e talvolta a osservare la città dalla cima della Moneda, nei suoi dialoghi con il maggiordomo che sa tutto di lui, nei balli affettuosi con la moglie, nel suo scontroso incontro con i cinque figli rapaci che si precipitano alla villa per trovare i documenti del tesoro nascosto del dittatore. Più una giovane suorina esorcista inviata dalla Chiesa e la voce off british della narratrice… (dalla recensione di Emanuela Martini)

Francesco Di Giacomo, nato 49 anni fa a Roma, respira cinema fin dalla culla: è figlio del direttore della fotografia Franco Di Giacomo e della segretaria di edizione Eleonora Pallottini, figlia del direttore della fotografia Riccardo Pallottini. Dunque: figlio e nipote d’arte! A suo padre Franco fu assegnato a Teramo l’Esposimetro d’Oro alla Carriera nell’edizione 2001 del Di Venanzo e l’Esposimetro d’Oro alla Memoria nell’edizione 2016 del Di Venanzo. Francesco Di Giacomo inizialmente cerca di evitare di fare cinema. Finite le superiori decide di non continuare gli studi e finisce per lavorare come volontario per il padre. Il lavoro tecnico dell’aiuto operatore lo conquista. Per dieci anni fa l’aiuto e poi l’assistente lavorando con Alessio Gelsini Torresi AIC, Fred Shuler ASC, e soprattutto Nicola Pecorini, con il quale passa da aiuto ad assistente e poi operatore di macchina. Una collaborazione come direttore della fotografia con la regista Laura Bispuri gli fa scoprire il nuovo ruolo, al quale si appassiona. Pur proseguendo per anni a lavorare come assistente e poi come operatore comincia a dirigere la fotografia di cortometraggi, video musicali, documentari. Nel 2004 Libero de Rienzo gli affida la fotografia di Sangue – La morte non esiste. Tra gli altri film da lui fotografati L’attesa, opera prima di Piero Messina, con Juliette Binoche, la commedia fantascientifica Addio fottuti musi verdi dei The Jackal, Orecchie di Alessandro Aronadio, il teen fantasy Non mi uccidere di Andrea De Sica e La regola d’oro di Alessandro Lunardelli. Nel 2019 collabora con Pietro Marcello per Martin Eden. Nel 2022 arriva al cinema e in televisione Esterno notte di Marco Bellocchio, ibrido tra film e miniserie incentrato sul rapimento Moro. Di Giacomo torna a collaborare con Bellocchio anche per Rapito, film storico incentrato sulla figura di Edgardo Mortara.

Rapito – Sinossi

Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. La battaglia dei Mortara assume ben presto una dimensione politica.

Recensioni:

Con una direzione degli attori magistrale, la fotografia plumbea di Francesco Di Giacomo, un copione di una mirabile scrittura e un occhio sempre attento a raccontare i dettagli della vita quotidiana dei personaggi, Bellocchio costruisce un’opera potente, sia per grandezza visiva, sia per analisi. Uno sguardo rigoroso il suo tra politica e religione senza cedimenti ma capace di raccontare una storia emblematica evitando la trappola della parabola. (Da Fantasy Magazine, 26 maggio 2023 recensione di Martina Grusovin)

Usando al meglio la propria cultura ed eleganza visiva (molte le citazioni pittoriche) e un cast davvero in stato di grazia (a partire dal piccolo Enea Sala per continuare con la rabbiosa mamma di Barbara Ronchi e il dolente padre di Fausto Russo Alesi. Ma tutti meriterebbero una citazione: Maltese, Gifuni, Pierobon, Calabresi, Timi, Camatti, Teneggi), il film restituisce scena dopo scena la complessità di un rapporto di sudditanza ben più sfumato di quello servo-padrone, senza voler fare scelte ideologiche (da adulto Mortara restò testardamente cattolico) ma illuminando con intelligenza le profondità e le debolezze dell’animo umano. (Paolo Mereghetti)

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