TERAMO – La poesia di De André in un connubio con i colori e le forme della ceramica, in un dialogo artistico che celebra la bellezza e l’impegno sociale.
Quest’anno la manifestazione Extemporamnia, promossa dall’Associazione LiberaeMenti, ha voluto omaggiare i versi poetici di Fabrizio De André attraverso l’ormai consueto concorso artistico, svoltosi tra il 15 e il 16 giugno nel cuore della città di Teramo. A partecipare sono stati anche gli alunni della classe IV del Liceo Grue, i quali hanno saputo tradurre in ceramica l’anima delle canzoni del cantautore genovese, guadagnandosi un meritato riconoscimento.
Il totem realizzato da Eleonora Di Bonaventura, con la maschera dal doppio profilo di un matto, incarna l’incomunicabilità dell’emarginato, quel “Matto” che non riesce a esprimere con le parole il mondo che ha nel cuore. Un’opera che sfida il silenzio e dà voce a chi è invisibile.
Leonardo Melara ha dato forma ad una giostra in ceramica, un simbolo di resilienza che, nonostante la guerra e i bombardamenti, vede ancora i bambini unirsi in un girotondo di speranza. Un richiamo alla canzone ‘ Girotondo’, l’opera vuole essere un inno all’innocenza e alla gioia in tempi di desolazione.
Arianna Di Pietro ha catturato il profilo di Genova, tra luci e ombre, sormontato da un giglio bianco, evocando “La città vecchia”. Una denuncia alle ingiustizie sociali e all’ipocrisia che, allo stesso tempo, restituisce dignità alla parte ‘ più umile’ della città.
Martina Collalti, ispirata dalla canzone “Un Ottico”, ha creato un mondo nuovo per sognare, una lente magica dalle infinite possibilità, tramite la quale l’immaginazione può trasformare la realtà in una dimensione che va oltre l’apparenza e la superficialità.
L’opera di Sebastian Torres, ispirata ai versi della “Guerra di Piero”, è un piatto ceramico che utilizza una ruvida texture per evocare l’orrore della guerra e della trincea. L’inserto bianco in ceramica, come un velo di speranza, contrasta con la durezza della superficie, simboleggiano, insieme al papavero rosso, la ricerca della pace. I dettagli intricati sulla superficie richiamano le cicatrici della guerra, mentre il bianco rappresenta la possibilità di un rinnovamento, anche nei momenti più bui dell’umanità.
Queste opere scultoree, come le canzoni di De André che le hanno ispirate, vogliono far luce sulla condizione umana e su temi sociali come la guerra, la salute mentale e la marginalità, trasmettendo al contempo un messaggio di speranza e umanità. Frutto di un progetto didattico ampio e articolato, le opere nascono dallo studio dei versi di De André e dal confronto con la letteratura di Pirandello, Saba e Ungaretti, ulteriori fonti di ispirazione per gli studenti.
Il progetto, coadiuvato dalle professoresse Lida Pigliacelli, Mirella Censasorte e Milva Consorti, ha trovato un forte sostegno nella Dirigente, Prof.ssa Eleonora Magno, ed è stato possibile grazie all’infaticabile supporto degli organizzatori della manifestazione e, in modo particolare, di Enzo Delle Monache.