TERAMO – Il 9 settembre 1860 il movimento unitario si propagò anche nella provincia di Teramo, venne dichiarato decaduto il Governo Borbonico, ma la Fortezza di Civitella del Tronto non si uniformò al Governo provvisorio che era stato costituito.

Posta sotto assedio, diventò, specie dopo il plebiscito del 21 ottobre, con il quale le province napoletane, vennero annesse al nuovo stato unitario, il centro ideale e materiale dell’insorgenza reazionaria filo borbonica e delle azioni di guerriglia che vennero chiamate “brigantaggio post unitario”.

In coordinamento con i comitati filo borbonici, operarono gruppi armati i cui più noti capi erano Bernardo Stramenga di Villa Passo, Gaetano Troiani, detto “Caddà” di Valle Castellana, Angelo Florio di Isola, e che agivano al grido: “Viva Francesco Secondo”. Altri capi briganti divennero celebri e temuti: Felice Andrea Angelini, di Prevenisco, “Lo Svizzero”, Marcello Scalone, detto “Pilone”, di Sant’Atto, Marcello Focosi, Nicola Di Giorgio detto “Caldarale”.

A partire dal saccheggio di Campli del 24 ottobre 1860, non ci fu giorno in cui scemò la paura dei briganti. “Viva Francesco Secondo” è il primo dei quattro volumi nei quali Serpentini racconta nel suo consueto stile narrativo gradevolmente leggibile, le vicende del brigantaggio post unitario, o anti unitario, nel teramano.