PESCARA – Il sovraffollamento carcerario è un’emergenza non più differibile, che negli ultimi anni ha raggiunto proporzioni insostenibili determinando un significativo peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti, spesso irrispettose della dignità umana. Anche a Pescara la situazione carceraria è prossima al collasso, come ben evidenziato dalle innumerevoli iniziative ed interventi delle camere penali, dalle associazioni che si occupano di queste tematiche e dalle organizzazioni sindacali del personale. A fronte di una capienza regolamentare di poco più di 250 persone, nella casa circondariale “San Donato” sono presenti circa 430 detenuti, quasi il doppio del consentito. Il sovraffollamento delle carceri lede i diritti fondamentali della persona, contrasta indubbiamente con la funzione rieducativa della pena, e si ripercuote enormemente anche sulle condizioni lavorative degli agenti della polizia penitenziaria, ormai costretti a turni massacranti per cercare di sopperire alla cronica carenza di personale.

Il 2022 è balzato tristemente alle cronache come l’anno che ha fatto registrare il più alto numero di suicidi all’interno degli istituti di pena, ben 85. Nel 2023 il numero è stato di poco inferiore, ma a destare molta preoccupazione è il trend del 2024, dato che solo nei primi tre mesi sono stati almeno 38 i suicidi accertati.

Per tutte le ragioni sopraelencate intendo intervenire a sostegno della maratona oratoria promossa dall’Unione delle Camere Penali Italiane per fermare i suicidi in carcere, un’iniziativa che questa mattina ha coinvolto Pescara con una manifestazione in Piazza Troilo. Qual è il compito delle istituzioni? Cosa deve fare la politica per contenere il fenomeno? Senza dubbio formulare delle proposte, scegliere quali portare avanti, finanziarle e realizzarle.

La “riforma Cartabia” ha rilanciato per i reati minori il ricorso a pene sostitutive della detenzione, misure alternative in grado di ridurre la pressione del sovraffollamento e agevolare il reinserimento sociale che però incontrano ancora scarsa applicazione. II miglioramento degli spazi e della qualità della vita carceraria passa però soprattutto attraverso la costruzione di nuove e moderne strutture per detenuti adulti, minorenni e per il personale impiegato. Strutture compatibili con le esigenze di detenuti e lavoratori, rispettose dei diritti umani e in linea con le previsioni costituzionali e di legge. Per quanto concerne la nostra città, è ormai tempo di lavorare concretamente alla proposta di delocalizzazione dell’istituto penitenziario. Bisogna attivarsi in tal senso, intensificando il dialogo con le realtà limitrofe e con il Ministero. Un percorso non privo di ostacoli ma necessario affinché la città possa contare quanto prima su una struttura davvero efficiente, anche nell’ottica della Nuova Pescara.

Nel 2023 il governo ha stanziato 166 milioni di euro per interventi edilizi sulle carceri, una cifra irrisoria, che tra l’altro non riguarda Pescara. Eppure basterebbero 30 milioni per avere un carcere nuovo, moderno e dislocato in un’area più periferica, e soprattutto dotato di una capienza congrua alle esigenze, pari ad almeno 300 posti. – Il Vice Presidente del Consiglio Regionale Antonio Blasioli –