PESCARA – “Mi assumo la responsabilità politica del risultato sotto le aspettative a Pescara, nonostante Gianluca Fusilli, in pochissimo tempo,  sia riuscito a prendere un consenso maggiore della lista che lo ha sostento. Lui non poteva fare di più, i partiti che hanno dato vita a Stati Uniti d’Europa invece dovevano fare di più. E per noi si apre una lunga riflessione che investe la nostra ragione d’essere a partire dal livello nazionale. La storia insegna, dalla crisi del centro politico italiano nacque e si affermò La Margherita, lo spazio c’è, quello spirito non lo vedo ancora.
Masci vince al primo turno per lo 0,95%, nonostante si sia attestato oltre il 2% sotto le sue liste. A Pescara si è voluto bruciare il patrimonio delle regionali. Un sinedrio di pochi, fatto di pacche sulle spalle, ha scelto il candidato sindaco, ha rifiutato le primarie, ha messo ed accettato veti dividendo ciò che era stato unito solo pochi mesi prima con D’Amico. Un gigantesco regalo a Masci che in campagna elettorale ha ripetuto come un mantra un dato di verità : il centrodestra unito per la seconda volta, il campo dell’alternativa diviso per la seconda volta. Ed a dividere cinque anni fa fu proprio Costantini al grido mai “con questo PD”. Cinque anni dopo il “mai” si è spostato a Stati uniti d’Europa e ad Azione, perché altrimenti Conte non avrebbe dato l’assenso ai 5Stelle di stare in coalizione. Spettacolare: abbiamo detto agli abruzzesi di non votare Marsilio perché di Roma, poi abbiamo fatto decidere a Conte dalla Puglia su Pescara.
Io non ho mai visto un candidato, nel giro di 24 ore, lasciare il suoi partito che lo aveva finanche proposto candidato presidente di Regione, lasciarlo e metterlo anche fuori dalla coalizione.  Un sinedrio ha scelto, Pescara ha deciso. Veramente qualcuno poteva immaginare un risultato diverso?
Secondo questa strategia noi avremmo dovuto mentire ai pescaresi: nasconderci dentro le civiche ed il giorno dopo l’elezione mettere la bandierina. Noi non mentiamo e soprattutto non rinunciamo alla politica. Chi ha in odio il tempo non può fare politica
Ultima riflessione su D’Amico: alle regionali è stato tutto, ma alle comunali ed alle europee si è fatto parte facendosi rimpicciolire nelle dinamiche che hanno diviso la sua coalizione. C’è bisogno del D’Amico delle regionali non quello che sali solo su alcuni palchi” – Camillo D’Alessandro –