PESCARA – In occasione della Giornata Mondiale contro l’omolesbobitransfobia, la ONG europea ILGA ha pubblicato la Rainbow Map, una classifica di 49 paesi tra Europa e Asia per benessere della comunità LGBTQIA+. Rispetto allo scorso anno, l’Italia perde due posizioni, piazzandosi al 36esimo posto e riuscendo a far peggio anche dell’Ungheria di Orban. Pesano la mancanza di una legislazione efficace contro le discriminazioni e il mancato riconoscimento di diritti fondamentali come il matrimonio e la genitorialità.

L’Abruzzo si conferma maglia nera per violenza. Nell’ultimo anno, i giornali hanno raccontato di 14 episodi di violenza e discriminazione, con il più alto rapporto tra vittime di omolesbobitransfobia e popolazione, un dato preoccupante considerati anche tutti i casi non denunciati. Secondo l’ultimo sondaggio del FRA (Fundamental Rights Agency), in Italia una persona LGBTQI su cinque ha sperimentato l’orrore delle cosiddette “terapie riparative”: torture psicologiche vere e proprie bandite per legge in tutta Europa tranne che in Italia. Numeri allarmanti anche quelli relativi alla scuola: tra gli intervistati il 68% dichiara di aver subito episodi di bullismo e/o molesti: nel 2019 era il 43%.

Tutti questi elementi testimoniano la necessità di osservazione e cura da parte delle istituzioni statali e locali. Tuttavia, l’attenzione della politica sembra orientata allo smantellamento sistematico dei pochi diritti conquistati. Dopo gli attacchi al Careggi di Firenze, centro di eccellenza sui percorsi di affermazione di genere in età giovanile, il governo istituisce un tavolo tecnico che riscriverà la linee guida sui tali percorsi con 29 membri di fiducia della ministra della famiglia Roccella e nessuna realtà trans*. Intanto, nonostante i diversi richiami della Corte Costituzionale affinché sia colmato il vuoto legislativo che impedisce a figl* di genitori dello stesso di avere pari diritti, il Parlamento si sta occupando una proposta aberrante che sarà presto legge, cioè quella di rendere reato universale la gestazione per altr*, già vietata dalla legge italiana, anche se praticata in paesi dove è perfettamente legale.

Mauro Angelozzi, referente dello Sportello Nuovi Diritti della CGIL di Teramo, dichiara: “Il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. 34 anni sono passati e siamo ancora costretti a parlare di cosa è normalità e cosa no. Questo governo sta mostrando il suo lato più feroce mettendo in atto una persecuzione studiata a tavolino nei confronti di tutta la comunità LGBTQIA+ italiana. C’è bisogno dell’impegno di tutta la società civile, che d’altronde vedo molto più avanzata rispetto alla politica, affinché sia data piena attuazione all’art. 3 della Costituzione. Nel nostro territorio la CGIL mette in campo tutti gli sforzi possibili affinché i nostri spazi, a partire dal lavoro, siano sicuri per tutt*. Chiediamo, ancora una volta, l’impegno di tutte le istituzioni, a partire dalla Regione Abruzzo, a occuparsi anche di coloro che in questo momento si sentono cittadini di serie B” – La Camera del Lavoro di Teramo – foto di copertina di Skuola.net