CHIETI – “Confermati gli esuberi alla Denso, contrariamente a quanto dichiarato dall’assessore regionale Magnacca e, grazie all’impegno dei sindacati, il tavolo nazionale pare avviarsi verso la proroga della cassa integrazione. I dipendenti della Sabino Esplodenti, invece, sono senza stipendi ormai da mesi. Due casi esemplari, che testimoniano il fatto che il tema lavoro è urgente e, soprattutto, che non si risolve con le promesse, gli impegni e la solidarietà diffusi dal centrodestra in campagna elettorale. Infatti, a quasi due mesi dal voto, spenti i riflettori siamo tornati all’inerzia degli ultimi cinque anni di governo regionale. Sullo sfondo la preoccupazione di un indotto fatto di numerose imprese e almeno 24.000 addetti, che chiede di conoscere quale politica il governo regionale intenda mettere in campo con investimenti e risposte concrete e reclama strategie specifiche sul comprensorio industriale più importante d’Abruzzo e sull’automotive, il suo motore, che fino ad oggi non abbiamo visto”. Così il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, che annuncia un’interpellanza sull’argomento.
“Chiederemo risposte a Marsilio e all’esecutivo sul perché stanno ancora una volta lasciando tutti questi lavoratori al loro destino – incalza Paolucci – . Non è pensabile l’assenza di politiche concrete e utili a fronteggiare la situazione e, soprattutto, a salvare il salvabile. Inerzia per la Denso, nonostante l’azienda abbia perso ben 243 unità nel 2023 e circa 180 lavoratori potrebbero uscire attraverso dell’isopensione, un istituto proposto dai sindacati in modo da evitare dolorosissimi licenziamenti. Stessa inerzia per la Sabino esplodenti, chiusa subito dopo il drammatico incidente in cui hanno perso la vita tre operai. Marsilio promise a ottobre di sollecitare un tavolo ministeriale per definire le sorti dei 70 operai, uno spazio utile a capire come muoversi fra ristrutturazione, conversione e Cig, ma da allora il tempo è passato e gli operai sono ancora senza lavoro, senza stipendio e senza futuro. Ad oggi si sussurrano solo fumose proposte, già in essere in precedenza, che però non lasciano ben sperare per la riconversione dell’attività e delle maestranze. Ci chiediamo perché la situazione interessi solo sindacati e lavoratori. Non basta: l’immobilismo riguarda anche l’utilizzo delle risorse per i corsi di formazione, quelli del 2023 non sono stati ancora pagati, l’apprendistato è bloccato da tre anni, i disoccupati da luglio non hanno accesso a nessuna politica attiva, su cui da mesi siamo fermi solo agli annunci, registrando pessime performance. Non vediamo sul campo misure in grado di rendere competitivo il territorio più strategico e importante della nostra economia. Le crisi si affrontano, in tutti i loro aspetti, per questo alla Regione chiediamo anche di impiegare risorse per risolvere la questione della mobilità dei lavoratori che arrivano nel comprensorio industriale sangrino dall’Abruzzo e non solo, affinché vengano ridisegnate e ripristinate le fermate dei mezzi pubblici in Val di Sangro, visto che oggi i lavoratori vengono lasciati a notevole distanza dai luoghi di lavoro. Non è accettabile che i costi degli interventi necessari e urgenti di cui la Regione non si è fatta finora carico debbano ricadere sulle aziende insediate, perché le risorse promesse mesi fa non sono mai arrivate”.