PESCARA – Sei agenti penitenziari del carcere di Pescara sono rimasti feriti per una violenta aggressione ad opera di un detenuto di origine italiana in evidente stato di alterazione. Alla base dell’aggressione ancora una volta futili motivi, ma pregiudizievoli dell’ordine e della sicurezza interni. Lo riferisce il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo che dal 2 aprile ha iniziato lo sciopero della fame e un tour attraverso le carceri italiane per denunciare la gravissima situazione del sistema penitenziario. “Sappiamo che anche questa aggressione – afferma Di Giacomo – finirà per passare per una ‘non notizia’ perché diventata un fatto di ordinarietà. Ma, almeno noi, non rinunciamo a manifestare e a richiedere la tutela dei servitori dello Stato abbandonati a se stessi”.
Partiamo dai dati del 2023: oltre 1800 sono state le aggressioni dei detenuti ad appartenenti al Corpo con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in 150 casi sono state superiori ai 20 giorni. Sempre durante l’anno circa 12mila sono stati gli episodi di resistenza e ingiuria a pubblico ufficiale in carcere. In particolare sono state circa 260 le aggressioni nei penitenziari di Lazio-Abruzzo-Molise. “Il carcere di Pescara – continua Di Giacomo – è completamente dimenticato dall’Amministrazione Penitenziaria nonostante la grave carenza di organico di Polizia Penitenziaria, il sovraffollamento della popolazione carceraria, i gravosi carichi di lavoro a cui devono sottostare gli agenti, le continue e quotidiane aggressioni di agenti, la carenza del personale sanitario. Secondo i dati forniti dalla Asl di Pescara nella casa circondariale di San Donato sono presenti 28 detenuti psichiatrici, 134 tossicodipendenti e 66 con doppia diagnosi. A quanto è avvenuto nel carcere abruzzese si aggiunge nelle ultime ore la rivolta nel carcere di Trento di detenuti che hanno dato fuoco e devastato un intero reparto dell’istituto penitenziario. Ci sono state ore di altissima tensione e solo l’intervento della polizia penitenziaria ha consentito di ripristinare l’ordine evitando conseguenze più gravi”.
“Anche se in Italia l”istituto delle dimissioni’ è pressoché sconosciuto, per noi qualcuno deve rispondere della gestione del personale penitenziario sempre più confusa. Chiediamo la rimozione e l’avvicendamento del Capo Personale del Dap. Dopo le promesse di un direttore e di un comandante del Corpo in ogni carcere che continuano ad essere rinviate in eterno, la goccia che fa traboccare il vaso della insopportabilità della situazione – aggiunge – è la decisione di ridurre a soli quattro mesi il periodo di formazione di nuovo personale penitenziario. Un periodo troppo breve, tanto più che per tutti gli altri Corpi di Polizia, GdF, ecc. dura un anno, che non può garantire la preparazione adeguata a giovani mandati allo sbaraglio a combattere una battaglia quotidiana fatta di continue aggressioni e violenze da parte dei detenuti. È il caso di ricordare che l’attuale Capo personale del Dap è stato nominato dal Governo precedente e che come è accaduto in tantissimi posti di responsabilità istituzionale il nuovo Governo dovrebbe procedere al suo avvicendamento. Inoltre, come ci viene segnalato dai colleghi di numerosi istituti a causa del diffuso sottodimensionamento dell’organico è già scoppiato il caso della turnazione delle ferie estive a conferma che la situazione non è più tollerabile”.
Di Giacomo annuncia che per alzare il livello di mobilitazione e protesta nella prossima settimana il tour farà tappa a Pescara con l’obiettivo di inchiodare lo Stato alle sue responsabilità che riguardano l’incapacità di tutelare la vita delle persone che ha in custodia e quella dei suoi dipendenti.