OGGETTO: Piano Emergenza Esterno Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso – presenza di sostanze pericolose – D.lgs. 152/2006 – mancata dismissione dell’esperimento LVD – rischio sismico – osservazioni
Passati alcuni anni dai nostri primi esposti, per la precisione sette, approfittando della procedura pubblica per le osservazioni alla proposta di riesame del Piano di Emergenza Esterno edizione 2024 dei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso, torniamo sulla questione dello stato dell’arte circa la sicurezza del cosiddetto “sistema Gran Sasso” per osservare quanto segue.
1)PERSISTENZA DELL’ESPERIMENTO LVD
In termini generali, la documentazione fa emergere il fatto che tuttora nei Laboratori sono stoccate 1.040 tonnellate di nafta pesante, di cui 743 di tipo H226, nei pressi dei punti di captazione delle acque potabili interni ai laboratori (sottoposti a sequestro disposto dalla Procura di Teramo nel lontano 2018), in contrasto con quanto previsto dall’art.94 del D.lgs. 152/2006.
Al contrario l’esperimento Borexino è stato dismesso.
Si ricorda che la Regione Abruzzo – servizio Qualità delle Acque ha richiesto più volte l’allontanamento di tutte le sostanze pericolose, e che lo stesso Comitato VIA nel giudizio 3303 del 10/12/2020 sull’esperimento Cosinus affermava testualmente:
Evidentemente dopo anni di proclami circa l’urgenza di porre rimedio a una gravissima situazione di irregolarità, con sequestri a nostro avviso anche piuttosto singolari, visto che, per dire, la Procura ha preferito sequestrare la captazione sottraendo circa 80 litri/secondo di acqua potabile alla popolazione e non la fonte del problema (un po’ come sequestrare un fiume invece del depuratore che non funziona), dobbiamo constatare che, a parte Borexino, si continua a trattare il problema Gran Sasso all’insegna del “laissez faire“.
D’altro lato la situazione di irregolarità è conosciuta almeno dal 2013 (con la ben nota lettera dell’Istituto Superiore di Sanità), confermata dalle stesse parole dell’allora direttore regionale Caputi (oggi Commissario proprio per la sicurezza dell’acquifero), che nel 2014 a verbale affermò testualmente (e, aggiungiamo, incredibilmente, visto che allora non si trasse la ovvia conseguenza di disporre l’allontanamento delle sostanze, poi richiesta solo a seguito dei nostri esposti conseguenti alla divulgazione dei documenti pregressi grazie ai nostri accessi agli atti a tappeto svolti presso gli enti) “che tutto il Laboratorio è ubicato all’interno dell’acquifero e quindi non assume rilevanza la distanza dal punto di prelievo”.
Insomma, in soli 11 (undici) anni, non si è ancora venuti a capo della risoluzione della situazione di irregolarità, trovandoci oggi nella piuttosto surreale condizione di dover presentare osservazioni a un Piano che non dovrebbe neanche esistere e che deve essere redatto appunto per affrontare una condizione derivante da uno stoccaggio irregolare (sperando che il Piano non debba mai attuato…perché in quel caso sarebbe piuttosto difficile spiegare come mai una stranota criticità non sia stata risolta nel frattempo).
2)SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE E DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’ COMMISSARIALI
Nonostante siano passati 5 (cinque) anni dall’istituzione del Commissario per l’Emergenza Idrica del Gran Sasso e 4 (quattro) anni da quella del Commissario per il traforo, sorvolando sulla bizzarria dell’esistenza di due commissari le cui sovrapposizioni di competenze devono essere sciolte ricorrendo alla stipula di un protocollo d’intesa, ci troviamo a dover (ri)leggere nella documentazione, nella parte relativa all’autostrada, frasi del tipo “I by-pass non risultano dotati di porte EI-Sa (resistenti al fuoco a tenuta di fumi freddi) e pertanto non garantiscono la compartimentazione fra i due fornici. In assenza di interventi di adeguamento dei by-pass, i predetti fornici non possono essere considerati l’uno luogo sicuro rispetto all’altro, non potendosi escludere la propagazione di fumo e calore da un fornice all’altro. Cio? puo? creare pregiudizio alle operazioni di soccorso, di primo esodo ed evacuazione assistita.“
Considerata la persistenza di questa e di altre gravissime deficienze strutturali, alle pagg.42-44 della documentazione, a parte l’elenco delle (precarie) attività svolte dal commissario istituito nel 2003 e venuto meno nel 2008 e l’acquisto operato dal Commissario, testualmente, del “progetto per la messa in sicurezza impiantistica ai sensi del D.Lgs. 264/06 e il progetto delle opere propedeutiche di manutenzione strutturale del rivestimento del traforo. Gli interventi impiantistici prevedono il rifacimento degli impianti di illuminazione, ventilazione, segnaletica, SOS, impianti speciali e di telecontrollo, pressurizzazione by-pass, l’impianto erogazione idrica antincendio e il sistema di raccolta liquidi infiammabili. Il progetto ha ricevuto “parere di conformita? condizionata” dalla Commissione Permanente Gallerie in seno ad ANSFISA con delibera n. 25/2022 in data 19 dicembre 2022 ed e? in fase di avvio l’iter autorizzativo conclusivo.” non vengono riportate le attività svolte in concreto sulle opere dai due commissari.
E’ quindi necessario integrare i relativi capitoli elencando quali opere sono state effettivamente realizzate dai due commissari nei laboratori e nelle gallerie.
3)PROVINCE E COMUNI COINVOLTI – INCONGRUENZE
In alcuni periodi dell’anno nel recente passato la Ruzzo Reti Spa ha rifornito diverse decine di litri al secondo di acqua potabile all’ACA per sopperire alle croniche carenze idriche del pescarese. Pertanto, qualora un incidente dovesse far venir meno tale apporto, anche solo potenziale, si avrebbe un effetto anche sulla disponibilità idrica del territorio della provincia di Pescara.
Ancor più rilevante il fatto che nella documentazione della proposta di Piano si legge testualmente che i rilievi svolti a Fontari negli anni ’70 “hanno messo in evidenza che la sostanza chimica introdotta e? stata riscontrata oltre che nelle vicine emergenze idriche di Vacelliera, Mescatore (Te) e Capo Vera e Tempera (Aq) anche in alcune sorgenti ad uso idropotabile piu? distanti dalla zona delle gallerie (zona di rilascio del tracciante sond. Fontari) come quella della Vitella d’Oro e di Mortaio d’Angri (Valle del Tavo) che alimentano l’acquedotto ACA (Azienda Comprensoriale Acquedottistica) in provincia di Pescara (GRAN SASSO IL TRAFORO AUTOSTRADALE MONTAGNA AA.VV. A.N.A.S / COGEFAR 1979).” (neretto nostro, ndr).
Più avanti si legge che “La sorgente Mortaio d’Angri e altre sorgenti minori (B) forniscono l’acqua oltre che ai comuni del pescarese,….omissis”.
Ne deriva che le conseguenze di un incidente potrebbero coinvolgere anche comuni del pescarese che non vengono invece citati e inseriti nell’elenco degli enti soggetti agli effetti del Piano.
Pertanto anche le varie competenze in caso di incidente devono essere riviste ampliando la sfera degli enti coinvolti.
4)RISCHI SISMICI – FAGLIAZIONE E POTENZIALI CONSEGUENZE – SOTTOVALUTAZIONE (O, MEGLIO, NESSUNA VALUTAZIONE)
Nella documentazione, riferendosi al rischio sismico per la presenza di diverse faglie attive, giustamente si ricorda una questione che per primi sollevammo nel 2018 e, cioè, quella del rischio di fagliazione.
Riportiamo di seguito integralmente i passaggi per quanto sono rilevanti: “Tali effetti pero?, per quanto sopraesposto, sono di fondamentale importanza in quanto possono essere ricondotti alla possibile riattivazione della sopracitata faglia di Campo Imperatore che, nel proprio intorno (fascia di deformazione), puo? produrre, oltre alle ipotizzate azioni di scuotimento, anche azioni di taglio dovute all’azione delle fratture secondarie che potrebbe creare alle infrastrutture esistenti rilevanti problemi anche a distanza di alcuni chilometri dal gradino di faglia principale.
Questo fenomeno e? stato recentemente riscontrato e descritto negli studi effettuati dopo il sisma 2016/2017 sui Monti Sibillini e Monti della Laga a cura dell’INGV (1 – Coseismic effect of 2016 Amatrice seismic sequenze: first geological result, 2 – Emergeo Working group – The 24 August 2016 Amatrice Earthquake (Coeseismic Effects) e 3 – Sequenza della Provincia di Rieti, Aggiornamento n. 11 del 16/1/2016, Rapporto preliminare sulle deformazioni cosismiche relative all’evento sismico di Mw 6.5 del 30 ottobre 2016). Quest’ultima pubblicazione cita testualmente: “si registra l’attivazione di strutture antitetiche (Est immergenti), sia nell’immediata vicinanza del lineamento principale (alla scala di centinaia di metri) che alla scala kilometrica del bacino di Castelluccio. Infatti, sono segnalate rotture con dislocazione verticale centimetrica lungo il lineamento antitetico che corre sul versante occidentale della Piana di Castelluccio, a circa 6-7 km dalla faglia principale”.
Per tutto quanto detto non si puo? certamente escludere che gli eventi sismici, in particolare rilevanti, potrebbero avere riflessi anche all’interno dei Laboratori di Fisica Nucleare.”
Bene l’analisi, deludente la sintesi ci verrebbe da dire visto che nessuna considerazione viene svolta, appunto, sulle conseguenze, paventate dalle stesse prefetture, nei Laboratori e in particolare sull’apparato dell’esperimento LVD e su eventuali incidenti di larga scala innescati dagli eventi cosismici.
Ricordiamo, en passant, che l’ARTA ha rimesso una relazione geologica in cui, oltre a rilevare queste problematiche, ha anche posto una serie di dubbi circa la consistenza delle coperture delle tre sale.
Se il rapporto di sicurezza (e il CTR che lo ha esaminato) non ha esaminato questi scenari incidentali, con ogni evidenza questa vera e propria falla deve essere colmata per avere un Piano di Emergenza Esterno coerente con le stesse affermazioni sopra citate in esso contenute.
Ciò a maggior ragione se si considera quanto prescritto dalla stessa Protezione Civile nelle “Linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da Faglie Attive e Capaci” in cui al paragrafo 8.3 “Programma Infrastrutture” si afferma testualmente che “Le infrastrutture, le opere connesse a sistemi infrastrutturali e, più in generale le lifelines in programma di realizzazione deve essere favorita la delocalizzazione. Se preesistenti, o non delocalizzabili, deve essere predisposto uno specifico programma, eventualmente nell’ambito del Programma Zone Instabili, per essere sottoposte a verifica, prevedendo specifici approfondimenti conoscitivi e interventi finalizzati alla minimizzazione dei rischi.“. (neretto nostro, ndr).
5)RUOLO DELL’ENTE PARCO DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA
L’Ente Parco del Gran Sasso e Monti della Laga ha molteplici competenze di gestione ambientale, anche rispetto ad eventuali situazioni di inquinamento ambientale e di mitigazione delle stesse.
Nonostante ciò, il Piano, nelle modalità operative, esclude l’Ente Parco da qualsiasi ruolo nella gestione sia delle fasi di osservazione che in quelle di vera e propria emergenza.
Dobbiamo ricordare che le norme del D.lgs.105/2015 non presidiano solo la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini ma anche quella dell’ambiente. Pertanto escludere un ente nazionale con precise e primarie competenze per la tutela del Gran Sasso appare quantomeno inspiegabile.
CONCLUSIONI
Alle prefetture chiediamo di integrare e modificare il Piano rispetto a quanto sopra esposto dai punti 1 a 5.
Ai vari enti, ciascuno per le proprie competenze, disporre immediatamente l’allontanamento delle sostanze pericolose dell’esperimento LVD.
Al Comitato VIA, di ritirare il Giudizio 4110/2023 in quanto palesemente in contrasto con proprie precedenti determinazioni (o, almeno, subordinarne l’efficacia all’ottemperanza delle precedenti prescrizioni).
Alla Procura, di rivalutare lo stato del “sistema Gran Sasso”, in considerazione di quanto sopra descritto e tenendo conto del tempo trascorso senza che non siano state attuate le misure e gli interventi necessari per la risoluzione di tutte le criticità note da oltre un decennio, ivi compreso il sequestro della captazione rispetto alle cause che determina la presenza di un rischio.