TERAMO – “L’ennesimo suicidio in carcere, il secondo in pochi mesi, ci pone ancora una volta, drammaticamente, di fronte all’ormai insostenibile situazione che vive il penitenziario teramano, le cui criticità abbiamo più volte rappresentato al Governo restando purtroppo inascoltati. Criticità che rendono impossibile garantire i diritti di detenuti e agenti di polizia penitenziaria e rispetto le quali torniamo a chiedere un intervento immediato del Ministro Carlo Nordio. In caso contrario non escludiamo di mettere in campo ulteriori iniziative, nella consapevolezza che l’assenza di interventi risolutivi potrebbe portare a un aumento, già oggi insostenibile, dello stato di tensione all’interno del carcere”. Dopo la tragedia di Patrick Guarnieri, il 20enne morto in carcere nel giorno del suo compleanno, il Sindaco Gianguido D’Alberto e l’Assessore al Sociale Ilaria De Sanctis tornano a denunciare lo stato di forte criticità in cui versa l’istituto di penitenziario di Castrogno, chiedendo nuovamente un intervento del Ministro Carlo Nordio.
La situazione del carcere era stata oggetto, già lo scorso anno, di due missive che il primo cittadino aveva inviato al Ministro, nei mesi di febbraio e successivamente di ottobre, nel quale D’Alberto evidenziava come fosse sempre “più difficile garantire i livelli minimi di sicurezza così come l’assolvimento dei doveri istituzionali” all’interno del penitenziario teramano.
“Nell’esprimere la vicinanza di tutta l’Amministrazione alla famiglia del giovane Patrick – proseguono i due amministratori – dobbiamo purtroppo constatare come nonostante le numerose richieste di intervento rivolte al Ministro Nordio nulla sia stato fatto, ad oggi, per garantire i diritti dei detenuti e della polizia penitenziaria, con il risultato che la situazione all’interno del carcere è ormai esplosiva”.
Ad oggi, infatti, l’istituto penitenziario, oltre alla cronica carenza di organico, continua a registrare un sovraffollamento di detenuti, suddivisi nei diversi circuiti penitenziari che convivono nella struttura. Tra questi anche molti detenuti psichiatrici, di difficile gestione. “Oltre a un intervento decisivo sull’organico – concludono i due amministratori – sono assolutamente necessari la redistribuzione dei detenuti in altri istituti, il potenziamento del servizio di medicina penitenziaria e tutte quelle azioni volte a garantire il rispetto dei diritti e della dignità dei detenuti e del personale”.