TERAMO – I residenti di Via Orto Agrario aspettano da anni (pare dal 2012 – ndr -) una soluzione urgente al
problema dell’Uso Civico apposto sulla zona nel 2008 e, nonostante i ripetuti reclami, restano prigionieri di inadempimenti e di vane promesse da parte dell’Amministrazione Comunale. Nel 2008 il quartiere situato a valle del Santuario della Madonna delle Grazie, all’insaputa dei residenti, fu gravato ad opera dell’allora amministrazione di centro destra guidata da Gianni Chiodi, dal vincolo Usi Civici in sede di redazione del Piano Regolatore (nella foto si evince l’area contraddistinta dal retino rosso – ndr -).
Per chi non ne fosse a conoscenza basti dire che tale vincolo, che discende dalla presunta demanialità dell’area, rende nulli i contratti di compravendita, impedisce la stesura dei rogiti notarili e del rilascio dei permessi di costruire, rende illeciti anche i permessi urbanistici rilasciati pro tempore e soprattutto impedisce ai proprietari di accedere ai bonus statali per le ristrutturazioni non avendo titolo per chiederne il rimborso.
Il problema esplode con l‘avvento del Superbonus che a norma di legge non può essere utilizzato per gli immobili gravati da tale vincolo e i residenti interessati scoprono a proprie spese che devono rinunciare a un’opportunità e un diritto irripetibili.
Alcuni proprietari inizialmente ignari dell’esistenza del vincolo, dato che non risulta da nessun registro immobiliare né se ne trova traccia nella relazione allegata al PRG, si rivolgono agli uffici competenti e restano increduli nel non ricevere spiegazioni esaustive. C’è chi riferisce che sarebbe stato consigliato di rivolgersi al responsabile dell’Ufficio SUE, a suo tempo incaricato di redigere le tavole degli Usi Civici da allegare al PRG.
Chi lo ha fatto si sarebbe sentito rispondere d’inoltrare richiesta di sclassificazione delle singole particelle (ovviamente a titolo oneroso – ndr -) nell’attesa di una successiva verifica demaniale assegnata ad un perito esterno (che si scoprirà avrebbe dovuto depositarla da oltre dieci anni – ndr-) e dell’esito di una causa fra il Comune di Teramo ed un proprietario della zona. Alcuni proprietari, non condividendo l’idea di autodichiararsi “abusivi”, mediante assidue ricerche negli archivi storici di Teramo, l’Aquila e Roma, ricostruiscono la storia urbanistica della zona e individuano molteplici documenti che, a norma di legge, attestano la non demanialità del suolo e quindi l’ indebita/erronea apposizione del Vincolo Usi Civici. Pur avendo richiesto a più riprese la documentazione che ne giustifichi la sussistenza e la rimozione del vincolo dal PRG, non hanno ottenuto alcuna risposta ufficiale da parte degli uffici competenti, né tanto meno dalla politica di oggi.
A supporto della non demanialità della zona si è successivamente espresso anche il Tribunale degli Usi Civici della Regione Abruzzo, che ha visto perdente il Comune di Teramo. Tutto risolto?
Niente affatto. Nonostante l’evidenza e la dichiarata, almeno a parole, buona volontà del Sindaco di voler risolvere il problema che ha arrecato e continua ad arrecare ingenti danni economici ma anche esistenziali ai malcapitati cittadini, ci si scontra da molti mesi con la superficialità degli uffici comunali e l’inerzia e l’incomprensibile resistenza dei rappresentanti politici che, nonostante le promesse, non rispondono ai solleciti e alle urgenze dei cittadini e oppongono continui rinvii alla risoluzione del grave problema.
I residenti si chiedono, inoltre, come sia stato possibile che si sia materializzata altra struttura in pieno centro a Teramo, in pochi mesi, su un’area anch’essa ugualmente gravata da Uso Civico e chiedono a gran voce al Sindaco Gianguido D’Alberto, in qualità di gestore delle terre interessate dagli Usi Civici, di adoperarsi per il rispetto e per il ripristino immediato della legalità, esercitando la sua azione politica in difesa del diritto e della giustizia che deve assicurare ai suoi concittadini.