TERAMO – “Con la mia interrogazione di martedì scorso, ho voluto portare all’attenzione del Consiglio Comunale lo stato di degrado, abbandono ed impoverimento  in cui versano i luoghi della cultura nella nostra città”. Così, in una nota, il Consigliere comunale della Lega Berardo Rabbuffo, che spiega: “Oltre alla ormai eterna chiusura del museo archeologico, di Torre bruciata, dei siti archeologici, del mosaico del leone, di quella più  recente dell’ipogeo,  ora si annunciano le chiusure della Pinacoteca, del Castello della Monica e di Casa Urbani con relativo disallestimento del Museo del Gatto”.

“L’amministrazione comunale, incurante del fatto che il progetto di allestimento del Museo del Gatto in Casa Urbani fosse stato finanziato dalla Regione con oltre 50 mila euro – aggiunge il Consigliere teramano – lo ha tenuto pervicacemente chiuso finora e quando un volenteroso  comitato di cittadini lo ha riportato all’attenzione dei teramani organizzando visite ed eventi, ha deciso di smantellarlo per dare inizio a lavori solo vagamente  descritti. La convenzione con l’IZS non è  stata rinnovata e così, come afferma con soddisfazione l’assessore Filipponi, ‘La collezione torna al suo legittimo proprietario’. Con due risultati certi: che alla collettività teramana viene sottratto un bene di cui avrebbe potuto e dovuto fruire ed andare anche fiera, visto che il suddetto museo è l’unico in Italia e uno dei pochissimi al mondo; e, inoltre, un edificio antico di grande valore storico, uno dei pochissimi esempi cittadini di architettura civile medioevale, esce da ogni possibile itinerario culturale e turistico”.

“Quanto poi alla possibilità che lo smantellamento del Museo del Gatto torni nella sua originaria allocazione (e qui occorrerebbe rimarcare che il Museo del Gatto non è la collezione Gambacurta, ma è la collezione + Casa Urbani: binomio, quindi, inscindibile), solo risposte vaghe dall’assessore: si farà uno screening degli spazi museali e si deciderà come utilizzarli. Ovvero: non si fanno chiusure e lavori in base ad un progetto culturale certo e definito, ma si chiude tutto e poi si vedrà. Ogni commento è  superfluo”, conclude Rabbuffo.