TERAMO – Turismo in città? Dipende da tantissimi aspetti, non vincolati necessariamente alla migliore politica commerciale del territorio o ad una grande festività. Per gli esercenti, ad esempio, necessiterebbe anche un altro “ingrediente“, tipo il manifestare un pizzico d’empatia che non guasterebbe mai e che spesso latita, da qualche parte.
Dal lato del consumatore il rapporto tra qualità e prezzo, rimane una delle principali motivazioni di acquisto, nella convinzione o nella speranza che si ottenga il meglio al prezzo più conveniente. E’ una regola del mercato dinanzi alla quale, moltissime volte, soprattutto nei bar, si sorvola.
Può anche capitare, poi, che si debordi (non dappertutto, sia chiaro – ndr -): a noi oggi è capitato di pagare cinque euro la consumazione di un Bitter Campari in un banco del centro cittadino, quindi non servito al tavolo e neppure accompagnato dal classico “stuzzico”. Ci è stato soltanto proposto se avessimo gradito delle patatine, ovviamente rifiutate.
Senza entrare nel merito sia del quantitativo venduto, sia del rapporto con il costo di una bottiglia da litro di Bitter Campari (intorno ai 20,00 euro, più o meno), va aggiunto che l’aperitivo “incriminato”, sempre in Teramo città, un po’ dappertutto, ha un prezzo oscillante tra i 2,5 ed i 3,5 euro, non certamente cinque! Stiamo parlando di una rincaro di prezzo medio di circa il 60%: qualcosa non è andato, o probabilmente non va proprio, come dovrebbe.
Che poi i commercianti del centro storico teramano abbiano le loro motivazioni più o meno condivisibili sulle politiche che vanno dal governo centrale all’amministrazione comunale è altra cosa, così come è incontestabile il fatto che, ad esempio, durante la Coppa Interamnia, citando l’esempio più eclatante tra le manifestazioni teramane, siano proprio loro i primi a trarne dei vantaggi, restando comunque lontanissimi dagli organizzatori, ed anche in tal caso c’è qualcosa che va come non dovrebbe.