TERAMO – Femminicidi e violenze, la marcia rumorosa delle donne per Giulia e tutte le donne vittime del Patriarcato. Un pomeriggio che ha ricordato le marce femministe degli anni 70 quando le loro zie, le “Streghe”, scendevano in piazza contro la prevaricazione del Patriarcato. Oggi erano in marcia “le nipoti delle Streghe”, come recitava un cartello: Una camminata rumorosa organizzata dal Collettivo Malelingue (anche se erano presenti tante cittadine non appartenenti al Collettivo) “per urlare contro chi vuole toglierci la capacità di immaginarci disobbedienti, arrabbiate e rivoluzionarie di fronte a questo mondo violento”, urlano. “Non una di meno”, tuonano tra lo stridore dei fischietti e il rumore martellante di pentole e tamburi. Del resto la lista dei femminicidi si allunga, rischiando sempre più di diventare solo una mera statistica e allora c’è bisogno di rumore perché il silenzio uccide. Il silenzio ha ucciso Giulia Cecchettin e uccide tutte le donne che in Italia non sono abbastanza tutelate dallo Stato, per il Collettivo. Perché oltre alla punizione e certezza della pena, c’è bisogno di prevenzione e di combattere un fenomeno che è culturale e le cui radici affondano nei secoli.
“I fatti di Palermo, di Caivano e di Giulia Cecchettin, diventano, quindi, paradigmatici in tal senso, il frutto sano di questa società malata”, sottolinea ancora il Collettivo Malelingue.
E allora basta panchine, scarpette rosse, cerimonie, chiacchiere e convegni con slogan vecchi di 20 anni: il 25 novembre è diventata una data stucchevole di commemorazione di “donne morte”, c’è bisogno di altro sinceramente. Basta accostare soprattuto la parola Amore alla Violenza. E’ solo Patriarcato e cultura del possesso e non ce ne vogliano se certi uomini (non tutti per fortuna) non riescono a comprendere il concetto. Non vogliono sentirsi colpevoli, ma in un certo senso non lo sono, non tutti almeno: esiste infatti il termine responsabilità. Ogni uomo è responsabile di quello che accade.
Un plauso alle ragazze del Collettivo perché oggi hanno rappresentato senza ipocrisia a Teramo la rabbia di tutte le donne e hanno insegnato a tutti qualcosa.
10, 100, 1000 di queste iniziative.