TERAMO – Nel nostro lavoro capita spesso di tornare indietro nel tempo, soprattutto quando si è chiamati a fare dei raffronti con la politica di ieri che aveva un sapore ed uno stile diversi. Migliori, decisamente.

Di personaggi che avrebbero meritato una carriera più fulgida, anche se siamo certi del fatto che Peppino Di Luca abbia voluto “smarcarsi” lui, c’è proprio l’albense di Alba Adriatica ed ex assessore “stratega” della sua città, poi segretario della Margherita e primo segretario provinciale del Partito Democratico. Nel 2008 entrò in Consiglio Regionale e vi restò fino al 2014 quando, evidentemente, la politica cominciò a piacergli meno, magari non condividendone appieno le linee programmatiche.

Certamente anche l’essere un imprenditore di successo qual è restato, ebbe un peso nell’addio, ma lui il centro-sinistra, dai tempi di quello democristiano, ce l’aveva nel DNA. Ancora oggi, ne siamo certi, riesce a dare suggerimenti agli “amici” della politica, stando loro vicino a modo suo, da dietro le quinte, quasi in incognito: un consiglio illuminato per chi lo merita c’è sempre, insomma.

Mi piace ricordare un aneddoto, legato alla prima candidatura in Regione di Dino Pepe. Era il 2014 e l’allora ex Sindaco di Torano Nuovo, amatissimo in Val Vibrata (all’epoca anche dagli avversari, mentre l’oggi andrà verificato prossimamente – ndr -), al termine delle riunioni elettorali che si tenevano in una sede prospiciente quella dell’emittente che dirigevo, si soffermava, sempre e separatamente, con Peppino Di Luca. Toccava proprio a quest’ultimo dare il beneplacito per l’approvazione della seduta di turno che normalmente veniva concesso, o non, agli “inferiori”.

Non sbagliò una sola mossa, soprattutto i tanti “no” che non mancarono su azioni ritenute “poco redditizie”. Pronosticò con largo anticipo la certa vittoria del “suo” centro sinistra, il larghissimo consenso e l’elezione del “novizio candidato alla Regione” (raccolse 7.684 voti – ndr -), aggiungendo che la Val Vibrata avrebbe finalmente riavuto un assessore che mancava dai primi anni ’80, da circa trent’anni.

Ma il PD, oggi, lo avrà dimenticato davvero?