Agenore Maurizi l’ho testato non soltanto guardando i risultati da lui conseguiti sino ad oggi, ma come uomo, soprattutto. Non ho riserve di alcun genere nell’affermare che a me piace, ha in sé tutti gli ingredienti che appartengono ad un persona perbene, che si impegna per frenare e per correggere i propri istinti, manifestati altrove, provando a sposare in toto le regole ferree imposte dalla “comunicazione professionistica”. Quel suo parlare a bassa voce nei post-gara (vinca o perda), quel suo dire mai nulla nelle conferenze stampa dei pre-partita, celano un vero e proprio codice di autoregolamentazione, molto restrittivo, che tende esclusivamente a sbagliare il meno possibile. E’ sintomatico di chi è cosciente del fatto che, per fare carriera ed ambire a piazze ancora più importanti dell’attuale, deve completare il proprio bagaglio. E’ sintomatico dell’uomo che, umilmente, sa di doversi migliorare, sa chiedere scusa (so che lo fatto) così come sa di dover sostenere, anche e soprattutto pubblicamente, un suo giocatore in difficoltà: lo fece, in tempi non sospetti, per Vitale, lo sta facendo, oggi, per Piccioni. Sono certo che lo farebbe per qualsiasi altro.
Queste sono le cose che a me piacciono, soprattutto, dell’uomo Agenore Maurizi.
Sfido poi chiunque a negare l’evidenza del fatto che il “suo” Teramo sia cresciuto parecchio in chiave tecnico-tattica: non ce n’è bisogno. Potrei aggiungere che ha trovato una squadra in condizioni fisiche non soddisfacenti, ma non lo ha mai dichiarato (non erano casuali i goals subiti sempre nella ripresa…), seppur avvicendando (con molto tatto…) il preparatore atletico, al quale non intendiamo affatto buttare la croce addosso.
Insomma, il Teramo ha trovato un uomo vero ed un allenatore bravo: sono qualità difficilmente coniugabili nel mondo del pallone. Mi permetto di affermarlo perché in circa 40 anni di questo lavoro, ne ho conosciuti tanti.