TERAMO – Ieri, qualcuno aveva scritto che i teramani erano diventati più ricchi, dal 2018 ad oggi. Ho replicato che, nonostante i fiumi di denaro messi a disposizione delle comunità e dei cittadini, peraltro a carico dei contribuenti attuali e futuri, i cittadini teramani si erano progressivamente impoveriti. Ancora oggi, evidenziando un comprensibile nervosismo, si afferma che le mie considerazioni siano confuse ed approssimative.
Bene. Infatti, anni fa, decisi di abbandonare il PD, di cui sono stato un modesto attivista e dirigente, quando capii del perché ai Parioli il PD risultasse sempre il primo partito. Troppa distanza tra pensiero ed azione, troppo disinteresse per la sorte delle fasce popolari e delle vicende umane, troppa supponenza morale a dispetto delle storie di vita delle persone.
D’altronde, da modesto sociologo, sono colui che ha architettato, 23 anni fa, il sistema di politiche sociali di questa città, quando ancora si elargiva carità ai meno fortunati. Al sociale, ho dedicato la mia vita, professionale, scientifica ed accademica, quasi un quarto di secolo in cui ho analizzato numeri e dati, per comprendere meglio la trasformazione, deteriore, della mia città.
Dire che Teramo è più ricca di prima quello sì che è un esercizio strumentale, elettorale ed acrobatico. Approssimativo e confuso. Anzi, provocatorio. Verso tutti quelli che non arrivano alla seconda settimana, verso coloro che si sono stancati di attendere fantasmagorici scenari. Teramo non è più ricca di prima, cari concittadini.
Teramo non è più ricca di prima, cari concittadini, e la grande sfida che ci attende è proprio quella di farla uscire dalla mediocrità e della stagnazione economica e sociale, e da una narrazione tanto stanca di sunto autoreferenziale, un’autocelebrazione del tutto scollegata dalla realtà – Gianni Di Giacomantonio, Candidato di Futuro In