L’AQUILA – “E’ un eccezionale patrimonio di cultura che non ha paragoni a livello europeo. Forse si tratta addirittura di un unicum a livello mondiale. Il suo archivio è qualcosa d’immenso, infinito. E’ una voce libera, indipendente, che non ha burattinai. Pur trattandosi di un’emittente privata si può tranquillamente definire come il servizio pubblico per antonomasia”. Parole nette e sentite quelle che compaiono nella nota diramata stamane dal consigliere regionale Leandro Bracco che si occupa di una testata giornalistica, Radio Radicale appunto, che ha fatto la storia della nostra nazione.

“Trasmette ogni cosa senza filtri e senza mediazioni – spiega Bracco – soprattutto l’integrale di sedute parlamentari e Commissioni. Gli unici padroni che ha sono i radioascoltatori. Della sua redazione fanno parte giornalisti con la g maiuscola. Persone altamente preparate, che conoscono in profondità i concetti di deontologia professionale e rettitudine. Ora però Radio Radicale rischia di chiudere. Il pericolo è dietro l’angolo perché il ‘Governo del cambiamento’ ne vuole dimezzare i fondi. Se ciò accadesse, la storica emittente di via di Torre Argentina 76 a Roma avrebbe i mesi contati. Per uccidere una democrazia non servono i carri armati. Basta solamente cucire la bocca a coloro i quali danno piena sostanza al concetto di libertà. Lo scempio della morte annunciata di Radio Radicale deve essere fermato”.

“Mi chiedo – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – se coloro i quali hanno vergato l’emendamento alla Legge Finanziaria il cui fine è il dimezzamento dei fondi appannaggio di Radio Radicale abbiano anche solo per pochi minuti ascoltato ciò che proviene da quella emittente. Vengono sempre trasmessi approfondimenti, rubriche e dibattiti che arricchiscono la coscienza critica di ognuno di noi. E’ un’informazione pulita, cristallina, genuina, senza padroni che dà un contributo rilevantissimo alla crescita culturale e dunque sociale della comunità Italia”.

“Radio Radicale – prosegue Bracco – annovera tra le proprie fila fior di giornalisti con la schiena dritta che grazie a una elevatissima professionalità hanno fatto in modo che centinaia di migliaia di nostri connazionali venissero a conoscenza di tematiche complesse e non poche volte trattate in maniera non congrua da taluni media di matrice televisiva. I nomi che mi preme ricordare sono quelli dell’attuale direttore Alessio Falconio e poi Massimo Bordin, Lorena D’Urso, Claudio Landi, Cristiana Pugliese, Roberto Spagnoli. Tutti giornalisti nell’accezione più nobile e autentica del termine. Ora però queste persone rischiano seriamente di rimanere senza lavoro in virtù di scelte assurde e totalmente controproducenti messe in atto dal governo pentastellato-leghista”.

“Mi auguro vivamente – sottolinea Bracco – che i cervelli di coloro i quali vorrebbero tappare la bocca a una delle poche voci libere che rimangono nella nostra meravigliosa ma travagliata Italia possano prendere vita e dunque rendersi conto che se i trasmettitori di Radio Radicale dovessero spegnersi, il nostro Paese subirebbe una gravissima perdita di cultura, conoscenza e dunque coscienza critica”.

“Ci sono diverse modalità tramite le quali minacciare o perfino uccidere una democrazia. Non per forza si deve ricorrere alla violenza o riempire gli stadi come nel Cile di Pinochet o fare ricorso ai campi di rieducazione di matrice cinese. È sufficiente negare la basilare regola professata dal migliore Capo dello Stato di cui l’Italia si è fregiata ossia il cuneese Luigi Einaudi che affermava – conclude Leandro Bracco – ‘conoscere per deliberare’.