La proroga delle concessioni balneari di un ulteriore anno, ma potenzialmente molto di più, ora diventa un muro per il governo Meloni. Dopo le critiche del Quirinale perché il diritto europeo tassativamente vieta ulteriori slittamenti, ecco arrivare la censura del Consiglio di Stato. La sentenza obiter dictum è un richiamo pesantissimo: “la norma contenuta nella legge di conversione del decreto mille proroghe va disapplicata da qualunque organo dello Stato”. Il massimo organo della giustizia amministrativa dunque da ragione all’Europa e ha bocciato la proroga delle concessioni balneari – la direttiva europea che le vieta, la Bolkestein, è del 2006 –e stabilisce che la normativa europea in materia è direttamente applicabile in Italia, che le spiagge sono risorse scarse e pertanto la loro concessione va messa a gara e che il divieto di proroga dev’essere applicato non solo dagli organi giurisdizionali (i tribunali) ma da ogni amministrazione dello stato dando l’indicazione di non applicare l’ultima proroga. È un bel problema per il governo Meloni, che già aveva preso molto sul serio i rilievi di Mattarella e il suo invito, anche per evitare una più che probabile sanzione europea.
Visto che Bagni Andrea a Roseto ha già riaperto non ci resta che approfittare di questi mesi primavera/estate per pranzare con uno spaghettino con le vongole vista mare dei nostri chalet . La prossima estate 2024 potrebbero non esserci più. Non le vongole, gli chalet. Certamente non tutte le 30mila famiglie interessate dalla misura sugli imprenditori balneari torneranno ad esercitare sui lidi italiani e questo a mio avviso è inaccettabile e profondamente sbagliato. Come ho già scritto più volte ha ragione il mio bagnino Peppino di Tortoreto: anticipare la scadenza delle concessioni dal 2033 al 2024 significa accorciare di dieci anni la vita delle imprese senza tenere in considerazione che dopo l’estensione delle concessioni al 2033 ci sono imprenditori che hanno aperto mutui e, ora, con la scadenza anticipata al 2024 rischiano di perdere l’azienda e trovarsi con i conti da pagare. Aveva ragione la Meloni – che ora non può più difendere questa posizione – e sbaglia il nostro amato Presidente: non si tratta di eludere i principi europei, ma di applicare la direttiva in modo corretto, pagando oggi in modo equo i canoni che lo Stato fissa, con un reale certezza sugli indennizzi che dovranno essere coperti da chi subentrerà nella gestione degli stabilimenti. Ricordiamolo, indennizzi fortemente osteggiati dalla Commissione europea. Tanto osteggiati fino ad oggi fino al timore che questi non vedranno mai la luce . Che vuol dire lasciare totalmente senza tutele i concessionari attuali, che si vedranno in buona parte espropriate le loro aziende a favore delle multinazionali straniere e i grandi gruppi nazionali e gli hotel. E’ vero: ogni anno, quando arriva l’estate, si scopre che i gestori pagano cifre ridicole per i canoni annuali di affitto per concessioni marittime balneari senza gare. Però un conto è far pagare il giusto, un conto è espropriare una vita di lavoro. Forse redditizia ma certamente di sacrifici. Uno scenario tanto più probabile e ora il mio bagnino Peppino del Venus di Tortoreto che attaccata la bici al chiodo già si è corciato le maniche per garantirmi un posto pulito, sicuro, con servizio di qualità, non può aspettarsi altro che la mazzata definitiva, e con lui decine di migliaia di imprese che rappresentano un pezzo fondamentale del nostro turismo.
Un tempo andava di moda l’esproprio proletario a vantaggio dei violenti che rubavano con la scusa delle rivoluzione. Oggi c’è l’esproprio dello Stato italiano che vara una legge che espropria i privati lavoratori a vantaggio di altri privati ricchi, più grandi e più forti, grazie a una soluzione pilatesca seguendo una legge delega enorme come quella del ddl concorrenza, facendo strame dell’evidenza pubblica. Insomma, tecnicamente, si tratta di una buona norma se applicata cum grano salis , ma così invece diventa appunto un “esproprio di Stato”, atto a cedere le eccellenze italiane depauperando la nostra economia e la nostra indipendenza. Come vuole l’Europa. Ma quali sono le concessioni che le altre nazioni europee mettono a disposizione della cosiddetta concorrenza ? Quelle grechè deserte ? Quelle dei mari del nord che lavorano 1 mese l’anno ? E perché non sono state prese in considerazione le ragioni che vorrebbero tali concessioni non rientranti nel campo di applicazione della direttiva Bolkestein ? Come mai le appetibile spiagge di Spagna (prive dei servizi) e del Portogallo (poche e sporche) potranno godere di proroghe lunghissime senza incorrere in alcuna sanzione ? Come si può paragonare il turismo balneare italiano che ha è un unicum nel panorama mondiale – anche grazie agli investimenti sostenuti negli anni dalle imprese tipo quella di Peppino di Tortoreto e di tutta la sua famiglia – che potrebbero non riuscire a fronteggiare gli appetiti di grandi investitori stranieri aprendo uno scenario sociale catastrofico. Quali sono gli interessi che il governo e la maggioranza ora intendono tutelare ? Chi vuole regalare questo patrimonio unico del nostro turismo agli appetiti di multinazionali e grandi gruppi stranieri con operazioni predatorie mettendo subito all’asta le concessioni balneari e mettendo a rischio il futuro di 150mila persone che lavorano nel settore, in gran parte a conduzione familiare?