“A un undicenne su cinque capita di essere preso di mira dai coetanei, di persona o sui social”. Lo scrive il quotidiano “Il Messaggero”  dl 7 febbraio u.s. Il dato è dell’Istituto superiore di sanità e viene diffuso alla vigilia della giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo. In media, il 20% degli adolescenti ha dichiarato di essere stato vittima almeno una volta di atti di bullismo e di cyberbullismo”.

Se un tempo la cybercriminalità era particolarmente sviluppata membri di famiglie multiproblematiche, ora si sta estendendo, fino ad avere sempre più spesso come protagonisti i cosiddetti “minori insospettabili”. Figli di buone famiglie, con anche un alto grado di istruzione. Bisogna far comprendere che quello che può sembrare un gioco, un dispetto, può diventare un’attività criminosa a tutti gli effetti. I dati sulle denunce registrate in Abruzzo “sono in linea con quelli nazionali. È molto importante continuare nell’opera di sensibilizzazione sull’uso consapevole della rete, cercando di raggiungere il maggior numero di studenti” scrive l’osservatorio della polizia postale abruzzese, perché gli episodi di bullismo sono particolarmente diffusi tra i giovani di prima, seconda e terza media e poi del biennio delle superiori, “quando cioè i ragazzi cominciano ad avere più libertà, ed entrano nel pieno dell’adolescenza. In quella fase si trasformano, vogliono acquisire più autonomia rispetto ai genitori e diventano spesso più ostili nei confronti degli adulti. Il nostro compito è cercare di colmare questo gap generazionale, ma è difficile, e far capire quali possono essere le conseguenze di detenere immagini che ricevono a raffica sui loro cellulari», spiega la dirigente . Elisabetta Narciso, dirigente del Centro operativo della Sicurezza cibernetica della Polizia postale Abruzzo, che analizza l’evolversi del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo negli ultimi anni. Le vittime più frequenti, come detto, sono i più giovani e le ragazze e gli episodi avvengono soprattutto a scuola. ”

La rassegna “Abruzzo contro il bullismo”  voluto dall’assessore della Regione Abruzzo  Pietro Quaresimale è dunque l’occasione giusta per fare il punto su un fenomeno che ha assunto proporzioni preoccupanti e sulle misure necessarie a combatterlo. E’ un momento opportuno di confronto e approfondimento, uno spunto per riflessioni e idee per dare un apporto al contrasto di un fenomeno che, senza eufemismi, è una piaga. Anche perchè gli anni di pandemia hanno visto ridursi per lungo tempo, quando addirittura non azzerarsi, la socialità dei ragazzi, con riflessi psicologici pesanti e al tempo stesso una fuga verso i social e gli smartphone che sono diventati sempre uno strumento di socialità ma anche un momento alienante che ha favorito la crescita esponenziale del fenomeno, fattori come violenza, prevaricazione, intenzionalità, ripetitività degli atti di bullismo, ricerca intenzionale di debolezza nella vittima. Dobbiamo fare di tutto per mettere un argine.

Una delle basi è naturalmente la scuola, che deve essere frequentata dai nostri ragazzi in sicurezza e tranquillità, con insegnanti preparati anche a saper cogliere i segnali di disagio che possono sorgere nei ragazzi vittime di episodi di bullismo. E accanto alla scuola, un ruolo fondamentale è affidato alla famiglia, perché chi da ragazzo subisce episodi anche piccoli di bullismo porta con sé ferite che non si cancellano. Diviene così ancora più importante il ruolo dei genitori soprattutto nel saper ascoltare i figli. Avendo la capacità di leggere anche i loro silenzi.