I can’t breathe. Non posso respirare. E’ successo di nuovo. Un uomo pestato a morte l’ultimo soffio di fiato lo ha usato per pregare di lasciarlo vivere. Lo sentivano che stava morendo. Un pestaggio bastardo, tenace, testardo, cattivo. Un padre di famiglia ha pregato ma nessuno lo ha ascoltato.

Rimasto a terra senza fiato, mentre urlava I can’t breathe, non riesco a respirare. Ma nessuno lo ha ascoltato, mentre tutti hanno visto. “I can’t breathe  Non respiro. Non uccidetemi. Lasciatemi non respiro”. Ha implorato un uomo mentre veniva ucciso. “Aiuto non respiro”. Ha pregato così un negro mentre poliziotti razzisti, lo uccidevano a favore di telecamera. Senza mai perdere quel leggero sorriso da assassino di chi nei fatti ha nella divisa la licenza di uccidere un uomo nero  e di violare i diritti civili. “I can’t breathe non respiro”, The end. Repeat. Così ha detto ancora una volta un uomo nero capitato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Una piccola infrazione stradale. E poi il pestaggio brutale. Aiuto non respiro. E’ morto soffocato, incensurato , innocente, colpevole di essere un povero negro la cui vita non valeva niente.

I can’t breathe” dice nel video. Sempre più piano. Fino a morire.  E non respiro bene neanch’io ora. E’ successo di nuovo!

I video dell’omicidio non vengono delle body cam in dotazione ai poliziotti che registrano solo l’audio, perché le telecamere sono girate verso l’interno, direi non casualmente. Perché è quella che avrebbe potuto mostrare da vicino l’aggressione brutale, documentata invece da una telecamera di sicurezza piazzata in alto, all’incrocio della strada, di cui gli agenti non avevano la consapevolezza. Le immagini, senza audio, sono sconvolgenti, come aveva confessato qualche ora prima il direttore dell’Fbi: Tyre Nichols è a terra, le mani legate dietro la schiena, tenuto fermo da due poliziotti, quando a un certo punto arriva un terzo poliziotto e comincia a colpire Nichols alla testa, come fosse un pallone da football. Uno, due, tre calci, poi due pugni, poi un altro calcio. L’uomo arrestato si accascia, poi viene appoggiato con la schiena sulla portiera di un’auto, in attesa dei soccorsi. Nei video con l’audio continua a dire “mamma, mamma”, così come “mamma” aveva invocato George Floyd, l’afroamericano ucciso nel maggio 2020 durante un arresto a Minneapolis, Minnesota.

The end. Repeat: non è bastata la presidenza Obama. Non sono bastati i film. Non sono bastate le canzoni. Parafrasando Clint Eastwood, potrei dire  “Quando l’uomo nero incontra l’uomo blu con la pistola, l’uomo nero è morto”. Con o senza proiettile. The end. Repeat. Essere nero negli Stati Uniti non dovrebbe essere una sentenza di morte. Ma è un fatto che il razzismo contro i neri  in molte città americane non è stato superato e gli omicidi della polizia sono ancora frequenti.  Ogni giorno si ripetono decine di violenze su base etnica in America. Contro neri, asiatici, ispanici, gay. Da parte di gruppi nazionalisti, suprematisti bianchi, razzisti che hanno una visione radicale ed estrema della religione e sognano di tornare ai bei tempi in cui gli Stati Uniti erano divisi in Nord e Sud e nei campi del Sud lavoravano gli schiavi. Quel che è peggio è che  ogni anno cresce del 9% il numero di reati d’odio, una fattispecie ben definita negli Stati Uniti come un “reato contro una persona o proprietà motivata in tutto o in parte da pregiudizi razziali, religione, per la disabilità, l’orientamento sessuale, l’etnia, il genere o l’identità di genere

La storia degli Stati Uniti è piena di simili episodi di ingiustizia razziale, occorsi di norma in tempi di crisi, con l’aumentare dell’ignoranza e della povertà, perchè le battaglie civili degli anni Sessanta hanno alimentato un conflitto razziale mai sanato per contrastare l’eredità dello schiavismo e del razzismo, che ha prodotto una società molto diversa e integrata di quanto molti credevano possibile. La legge sulla schiavitù ha abolito un’ingiustizia morale; quella sul razzismo ha reso illegale la discriminazione. Ma non hanno cancellato il razzismo. “I can’t breathe’, non riesco a respirare, ha ripetuto più volte.

The end. Repeat.