Megalò 2 : occorre fare chiarezza ringraziando Mauro Febbo – il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale – per il prezioso contributo che ha dato alle battaglie portate avanti insieme ai cittadini, prima e dopo i pronunciamenti vari che hanno già bocciato l’opera, il Parco Commerciale Mirò, detta Megalò 2, che nonostante tutto è ancora al centro dei ricorsi. Dopo anni dobbiamo ancora  ricordare i motivi per cui questa eventuale costruzione porterebbe con sé rischi e potenziali danni ambientali e socio-economici incalcolabili. Tra questi uno stravolgimento dell’assesto idrogeologico dell’area, che provocherebbe rischi di allagamenti delle strade e delle zone al di fuori del centro commerciale. Non solo, ma questa struttura rappresenterebbe un colpo doloroso per tutto il tessuto economico locale, per quei piccoli imprenditori che  continuano a investire nel territorio. Come scrive Mauro Febbo “… persone che meritano di essere protette dalla creazione di nuovi centri commerciali, peraltro già abbondantemente presenti nel nostro territorio, e sostenute nella fase di uscita dalla crisi conseguente alla pandemia. Invito le amministrazioni locali a fare fronte comune contro un’opera impattante sia dal punto di vista ambientale sia della sicurezza idraulica e soprattutto dal punto di vista socio economico per l’intero comprensorio. Per quanto mi riguarda continuerò a seguire la pratica tenendo fermamente la posizione di assoluta contrarietà da sempre espressa.  L’obiettivo deve rimanere quello di arrivare, alla conclusione degli iter burocratici, alla demolizione delle strutture che insistono sui territori di Chieti e Cepagatti. Questa area va restituita ai cittadini una volta per tutte”

Un breve riepilogo della vicenda aiuterà a ricostruire l’andamento dei fatti: il progetto noto come Megalò 2 aveva ottenuto dal Comitato di Valutazione Impatto Ambientale un giudizio (1925/2012) favorevole con prescrizioni. Tra queste anche l’obbligo di ottenere il parere favorevole dell’Autorità di Bacino (AdB), concesso nell’ottobre 2012, sospeso nel maggio 2013 e poi annullato in autotutela (27/11/2013) per inosservanza delle prescrizioni date dalla stessa AdB. Tutto questo pochi giorni prima della piccola alluvione che, a inizio dicembre 2013, indusse il sindaco di Chieti a ordinare la chiusura del centro commerciale esistente per tutelare la sicurezza pubblica. Poco dopo (determinazione 48 del 12.12.2013) l’Autorità di Bacino ha espresso un definitivo parere negativo sull’intervento in questione. Avrebbe dovuto essere una pietra tombale su edifici progettati a ridosso di un fiume. Ancor più perché il Comitato V.I.A. (giudizio 2775 del 23/3/2017 confermato dal giudizio 2854 del 21/12/2017) ha respinto l’istanza di proroga presentata dalla ditta, tra l’altro, per la “constatata inadempienza delle prescrizioni del parere 1925/2012” e per la “intervenuta e sostanziale modificazione delle condizioni ambientali, infrastrutturali e socio economiche del contesto territoriale interessato”. Per inciso va pure ricordato che la revoca del 16/2/2018 della cessazione dei lavori disposta dal Genio Civile il 17/1/2014 non ha di per sé alcun valore autorizzativo perché il Genio Civile non può certamente assumere competenze che non gli competono. La SILE Costruzioni aveva presentato ricorso contro il giudizio V.I.A. 2775/2017 ma ha prima rinunciato alla richiesta di sospensiva inizialmente presentata e ha quindi, nell’udienza pubblica dell’8 febbraio scorso  chiesto attraverso i suoi avvocati la non definizione della impugnazione. La bocciatura rimane dunque pienamente valida e in vigore, come da sempre sostenuto dalle associazioni che sulla Conferenza di Servizi indetta dal Comune di Cepagatti avevano anche presentato esposti alla magistratura penale.

Il TAR ha ribadito, tra l’altro che”, citiamo dalla sentenza, “La Conferenza di Servizi, quale mero modulo procedimentale, non può di certo mutare l’assetto delle competenze in seno alle singole amministrazioni. E ha anche sottolineato che La assenza dell’Autorità competente in materia di rilascio della V.I.A. nella specie doveva essere riscontrata dalla Conferenza di Servizi che illegittimamente ed arbitrariamente ha del tutto pretermesso la circostanza che la V.I.A. originaria era stato oggetto di un diniego di proroga impugnato in sede giurisdizionale e non sospeso, arrogandosi di compiere valutazioni che non potevano prescindere dal concorso della partecipazione “necessaria” dell’organo amministrativo competente e specializzato, nonché dall’esito della fase giurisdizionale pendente”. La sentenza del TAR può essere appellata al Consiglio di Stato ma WWF, Confcommercio, Confesercenti e CNA si augurano che di fronte alle articolate e convincenti motivazioni espresse dai giudici amministrativi questo non avvenga e che la politica torni a svolgere il proprio ruolo in difesa del benessere della collettività e dell’ambiente, non a salvaguardia di singoli interessi privati.

Non c’è da scegliere tra un progetto o l’altro ma vanno scongiurati entrambi senza se e senza ma”. WWF, Confcommercio, Confesercenti, CNA  chiedono anche che siano gli organi tecnici e politici che non hanno, come sarebbe stato necessario, atteso per le loro determinazioni la decisione del TAR si facciano carico a livello personale del danno arrecato, che non può essere accollato alla collettività. “Non poteva che finire così”, è questo il commento finale delle associazioni, “le incongruenze accumulate in questi anni, evidenziate grazie al certosino lavoro svolto dal WWF e anche dalle associazioni di categoria, insieme alla scelta sbagliata di costruire a ridosso del fiume dovevano inevitabilmente portare in qualche modo a una bocciatura. Persino sull’argine ci sono stati problemi enormi: prima è stato realizzato in maniera difforme dal progetto (ed è assurdo che il centro commerciale esistente sia rimasto aperto per anni con una protezione idraulica che oggi sappiamo inadeguata); poi è stato integrato con un sistema a parancole realizzato senza la preventiva autorizzazione del Genio Civile, benché l’opera sia in zona sismica. A questo punto la politica intervenga correggendo gli errori del passato e chiudendo le porte per sempre a interventi che sono, lo ripetiamo, dannosi per l’ambiente e per l’economia del territorio”