TERAMO – Vincenzo Santurbano giocò la sua partita con la maglia biancorossa del Teramo tre giorni prima del Natale del 1946, fuori casa, contro la Vastese, che vinse 1-0 con una rete al 26’ della ripresa del centromediano Valdirosa, il cui tiro di punizione risultò imprendibile per il portiere De Simone, il popolare “Peponze”. Perciò per i giocatori e per i tifosi del Teramo non fu una bella domenica e nemmeno un bel Natale. Anche perché la squadra allenata da Mario Piselli aveva dominato, facendo registrare sia nel primo che nel secondo tempo una netta superiorità territoriale. Vibranti furono le proteste teramane per l’arbitraggio dell’aquilano Tani, accusato di aver consentito il gioco duro degli avversari e, soprattutto di aver invertito il calcio di punizione.

Santurbano, che esordì proprio quel giorno insieme con Fariciotti, disputò una prova stupenda, rivelandosi un’ala destra con i fiocchi. Era veloce, elegante, ottimo palleggiatore. Era un bel vedere sul campo. Anche la squadra era buona, allestita dopo l’ammissione in serie C da un consiglio di reggenza, dopo la fusione tra la Libertas Teramo di Ernesto Fumo e l’A,S. Gran Sasso Teramo. Era nata la S.S. Teramo, con l’unica ambizione di fare bene e di ben figurare davanti alle altre consorelle abruzzesi: Chieti, Giulianova, L’Aquila e Sulmona. La difesa era buona, con Standoli e il più grande dei Bernardini, Costante, la mediana pure, con il fratello di Costante, Bernardini II, e l’attacco aveva nel centravanti Di Pietro, rosetano, e in Rofi, teramano, detto “la cicala”, i suoi punti di forza. Ma anche Mario Cocciolito (Cocciolito II), quando giocava si dava da fare, come la domenica successiva alla sconfitta di Vasto, il 29 dicembre, quando in casa contro la Maceratese, segnò una doppietta, purtroppo non sufficiente per vincere, perché dopo il 2-0 maturato nel primo tempo, il Teramo si fece rimontare e la partita finì 2-2. Santurbano giocò sempre assai bene, fornendo ottimi assist vincenti ai compagni di attacco, ma non riusciva a segnare, e questo diventò il suo tormento. Se ne lamentava con tutti, si disperava. Piselli l’allenatore lo incoraggia. Era buono e bravo Santurbano, generoso, calciava in porta bene, ma la palla non voleva entrare nella porta avversaria. Il gran giorno arrivò nel girone di ritorno, proprio nella partita in casa con la Vastese, la squadra contro cui Santurbano aveva esordito all’andata. Era il giorno di Pasqua, domenica 6 aprile 1947. Erano passati 14 minuti dal fischio di inizio, quando Vincenzo Santurbano si involò, era la terza volta, palla al piede lungo la fascia destra, arrivò al vertice dell’area, finse un passaggio a Rofi, che già si preparava per la sua staffilata proverbiale, ma all’ultimo momento cambiò idea, o forse già in testa ne aveva un’altra, e calciò un tiro a palombella. Il portiere vastese Ardia si inerpicò con le mani levate fino al cielo, ma il pallone non lo prese e finì in porta.

L’urlo del Comunale fu un boato, perché tutti volevano che finalmente Santurbano segnasse il suo primo goal nel Teramo. Quel giorno fu per Santurbano una Pasqua felice, che riscattò il Natale triste del suo esordio. E forse fu il giorno più felice della vita di Vincenzo Santurbano, che purtroppo ebbe una vita troppo breve e Lucio Standoli, nel parlane, piangeva commosso. E raccontava che quel giorno di Pasqua anche Vincenzo Santurbano aveva pianto per quel suo primo goal nel Teramo, il primo degli altri 4 che segnò in quella stagione, in 14 partite. In quella successiva, sempre in serie C, ne segnò altre 3 su 26 partite, totalizzando complessivamente in maglia biancorossa 7 reti in 40 partite.

Ebbe vita troppo breve Vincenzo Santurbano, veloce ed elegante ala destra, uomo generoso e sfortunato. Il destino crudele se lo portò via troppo presto e, quando i tifosi teramani seppero della sua morte, lo piansero, come aveva pianto lui, quella domenica di Pasqua del 1947, quando aveva visto finalmente, per la prima volta, la palla da lui calciata con indosso la maglia biancorossa del Teramo finire nella porta avversaria.