TERAMO – Comunichiamo, non senza sconcerto, che nella seduta consiliare del 30 settembre la maggioranza di centrosinistra si è resa responsabile di un atto di particolare gravità che rappresenta un vulnus alla stessa democrazia partecipativa.
Come è noto, da anni è in corso il procedimento regionale per la realizzazione di un nuovo ospedale per la città di Teramo, progetto già in parte finanziato, per il quale il Comune di Teramo ha individuato, tramite due successive deliberazioni del Consiglio, cinque ubicazioni plausibili per il realizzando nosocomio.
Dal canto suo, la ASL di Teramo, acquisite tali destinazioni, ha provveduto ad incaricare professionisti per redigere studi di fattibilità comparativi, dai quali poter evincere le possibili soluzioni tecniche circa la migliore ubicazione possibile.
L’opinione pubblica cittadina sull’argomento si è molto polarizzata, anche alla luce delle scelte politiche degli ultimi decenni che hanno penalizzato il capoluogo, circa la collocazione migliore per il realizzando nosocomio che la maggioranza regionale di centrodestra (e per essa l’Assessore regionale alla Sanità) vorrebbe ubicare in località Piano d’Accio. Anche i rappresentanti della maggioranza comunale di centrosinistra hanno parimenti lasciato intendere la propria preferenza per la medesima destinazione.
Di contro, uno spontaneo movimento popolare e molti comitati e associazioni locali, fra i quali il “Comitato Promotore Nuovo Ospedale Mazzini di Teramo”, ritengono al contrario che sia assolutamente da preferire la collocazione storica del nosocomio nel quartiere di Villa Mosca.
In questo scenario, anche nell’ipotesi che la Regione Abruzzo e la ASL di Teramo dovessero decidere di adottare un’ubicazione differente rispetto all’attuale collocazione ospedaliera per realizzare il nuovo nosocomio, si rivelerebbe prodromica e necessaria una deliberazione del Consiglio comunale che approvi la variante urbanistica, obbligatoria ai sensi di legge per consentire di destinare a finalità sanitarie quegli immobili che nell’attuale Piano Regolatore Generale posseggono altre destinazioni.
Per tale motivo, la vicenda si presta logicamente ad una consultazione popolare – per il tramite degli istituti di partecipazione vigenti – al fine di orientare le scelte squisitamente politico-urbanistiche a cui potrebbe essere chiamato il Consiglio comunale, scelte fondamentali e irrevocabili per il futuro della città.
A tal fine, lo scrivente Gruppo consiliare ha ritenuto doveroso affidarsi al recente “Regolamento sui diritti e doveri di partecipazione, di democrazia diretta e partecipativa e di informazione dei cittadini”, approvato in data 30.06.2020, il quale all’Articolo 22 (rubricato “Sondaggio On line”) prevede che “1. Al fine di favorire la partecipazione alle scelte non espressamente previste nel programma di mandato del Sindaco, l’Amministrazione comunale con provvedimento del Sindaco, anche su richiesta dei 2/3 dei componenti del Consiglio Comunale, può effettuare consultazioni popolari attraverso l’uso delle nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione (Sondaggio on line). 2. L’apertura della consultazione popolare tramite sondaggio on line è resa pubblica mediante avviso sul sito istituzionale del Comune e newsletter comunale. La consultazione ha una durata minima di sette giorni e non può eccedere il termine di trenta giorni dal giorno della pubblicazione dell’avviso. 3. L’esito del sondaggio online è pubblicato entro i successivi cinque giorni feriali sul sito istituzionale. Esso ha valore puramente indicativo e non comporta alcun obbligo in capo all’Amministrazione comunale”.
Tale Regolamento è stato entusiasticamente redatto ed approvato dall’attuale maggioranza di centrosinistra appena due anni or sono, con ampio sfoggio di autoelogi per aver ampliato le possibilità di partecipazione popolare, di consultazione, di democrazia diretta che avvicina i cittadini alle istituzioni e li rende partecipi e protagonisti.
Per tali motivi è tanto più inquietante quanto si è verificato nella seduta del Consiglio comunale del 30 settembre. In tale sede la maggioranza di centrosinistra – sebbene autoproclamatasi paladina della massima partecipazione dei cittadini al governo della Cosa pubblica – si è rimangiata completamente i propri stessi intendimenti, schierandosi al contrario per il dirigismo, per l’autocrazia e l’allontanamento dei cittadini da ogni forma di partecipazione.
Infatti, dopo che lo scrivente Gruppo consiliare ha depositato il 30 giugno scorso apposita mozione per chiedere che fossero i teramani ad esprimersi sull’ubicazione migliore del nuovo ospedale, la maggioranza ha dapprima rallentato la obbligatoria calendarizzazione della mozione medesima e poi, quando non è stato più possibile soprassedere, ha incredibilmente votato contro la nostra mozione nella seduta del 30 settembre, negando la possibilità di svolgere il Sondaggio on line e, di conseguenza, tappando la bocca alla volontà popolare.
La decisione non è solo incresciosa, ma dimostra che il cosiddetto centrosinistra è quanto di più lontano dal popolo e dalle sue esigenze, un popolo che la maggioranza comunale non vuole assolutamente assecondare e nemmeno ascoltare.
La maggioranza del Sindaco D’Alberto si è asserragliata nel palazzo del potere e si è resa ridicola per aver negato l’utilizzo di uno strumento di consultazione che ella stessa aveva inteso inserire nel “Regolamento sui diritti e doveri di partecipazione, di democrazia diretta e partecipativa e di informazione dei cittadini”.
Vietare esplicitamente, e senza provare vergogna, il diritto di partecipazione di tutti i residenti ad una decisione così macroscopicamente rilevante per il futuro di Teramo, è il punto di non ritorno di un percorso di costante allontanamento dalla realtà che il Sindaco ha intrapreso da 4 anni e mezzo, violando persino il sacro principio della sovranità che appartiene al popolo.
Quando accade che la comunità e le sue indicazioni vengano costantemente rinnegate da chi è chiamato a ricoprire ruoli istituzionali proprio in nome e per conto del popolo (atteggiamento che il Partito Democratico fa regolarmente), poi i cittadini comprendono bene chi li rappresenta e chi li estromette e, alle successive elezioni, si comportano di conseguenza punendo gli arroganti.
Per quanto ci riguarda, nei sette mesi che mancano alle elezioni comunali continueremo ad utilizzare ogni mezzo consentito dalle norme per chiedere e pretendere che la scelta sull’ubicazione del nuovo ospedale di Teramo venga adottata con il più ampio consenso popolare e non già nelle segrete stanze dei partiti.