ASSERGI – Il territorio ricompreso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, pur vantando una tradizione norcina dalle origini secolari, vede la presenza di un numero relativamente modesto di allevamenti di maiali; nel tempo, tuttavia, è costantemente cresciuto l’interesse degli operatori verso questa tipologia di animale che garantisce diversificazione del reddito e offerta di carni locali di qualità. Gli allevatori dell’Area Protetta, infatti, percepiscono che il ricorso a razze rustiche e autoctone nell’allevamento all’aperto di piccoli nuclei di suini, rappresenta un’occasione per coniugare benessere animale, difesa dell’ambiente, conservazione della natura e qualità delle produzioni. La recente riscoperta dell’allevamento all’aperto, avvenuta peraltro anche in tutta Europa, è favorita da una serie di fattori quali il basso valore fondiario delle zone meno agevoli, i modesti investimenti richiesti, oltre che da una maggiore sensibilità etica dell’allevatore e del consumatore verso metodiche rispettose della qualità di vita dei maiali e della biodiversità. Sempre più spesso, inoltre, gli allevatori provvedono alla trasformazione in proprio delle carni, chiudendo la filiera e incrementando le caratteristiche sensoriali di molte delle eccellenze presenti sul territorio quali, ad esempio, la mortadella di Campotosto, il guanciale amatriciano, il prosciutto amatriciano IGP, la salsiccia di fegato aquilana, la ventricina, la lonza.
Alla luce di tutto ciò appare chiaro che l’operatore zootecnico deve necessariamente possedere capacità ed esperienza, frutto non solo di nozioni tramandate di padre in figlio, ma anche acquisite attraverso un approccio moderno alla conoscenza, in modo da conciliare la tradizione con l’innovazione e la sperimentazione. L’allevatore, nell’esercizio della propria attività, oltre a fattori meramente produttivi, è alle prese con una serie di aspetti gestionali e sanitari, resi ancor più delicati dal particolare momento storico legato al Covid, che ha messo in risalto il delicato equilibrio uomo/animale/ambiente. L’utilizzo di strutture idonee, di corretti piani terapeutici e un’attenta attività di prevenzione, sono garanzia di contrasto a patologie e a diffusioni virali o batteriche, tanto più in un’Area Protetta che vede la presenza di fauna selvatica a stretto contatto con gli animali da reddito.
La recente problematica legata alla Peste Suina Africana – PSA – richiede la massima attenzione da parte degli allevatori; il virus responsabile dell’infezione, colpisce cinghiali e maiali e, pur non essendo contagioso per l’uomo, rappresenta un serio problema per la filiera suinicola, sia per le ripercussioni nel commercio internazionale del comparto, che per la necessità di abbattimento degli animali nelle aree a rischio. La situazione è acuita dalla particolare resistenza del virus, nella carne fresca e in quella congelata, dove può sopravvivere anche alcuni mesi oltre che dal fatto che può annidarsi negli insaccati freschi o nei salumi poco stagionati, come pure negli scarti di cucina.
Stabilire cause e individuare i responsabili della diffusione è molto difficile anche se fondamentalmente può essere ricondotta al contatto virus-cinghiale-maiale ed al fattore umano, compresa quindi l’attività dell’allevatore. È fuori dubbio che l’operatore zootecnico deve essere aiutato e guidato in questo processo di adattamento alle sfide cui viene costantemente sottoposto: un ruolo essenziale può essere sicuramente ricoperto oltre che dalle organizzazioni e associazioni di categoria anche che dalle Istituzioni pubbliche. Il Piano Nazionale di Sorveglianza PSA predisposto dal Ministero della Salute prevede, tra le principali misure di prevenzione, la vigilanza passiva nel settore domestico e nel selvatico, la verifica del livello di applicazione delle misure di biosicurezza in allevamento e l’attività di formazione ed informazione, dagli allevatori ai cacciatori così come a tutti i soggetti in qualche modo coinvolti, al fine di aumentare consapevolezza e possibilità di controllo.
L’informazione e la formazione, quindi, rappresentano due delle principali armi di difesa preventiva, altrimenti l’operatore rischia di subire passivamente le prescrizioni o peggio, di attendere da semplice spettatore l’evoluzione della problematica, ignorando le potenziali responsabilità o le opportune azioni da intraprendere. In questo contesto, i servizi veterinari della ASL svolgono un compito fondamentale attraverso la verifica del livello di implementazione delle misure di biosicurezza degli allevamenti di suini, pilastro fondamentale nella prevenzione dell’infezione, con particolare riferimento alle possibilità di contatto con i selvatici, alle operazioni di pulizia e disinfezione in azienda e alla corretta gestione delle norme igienico-sanitarie del personale.
L’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, che fin dalla sua istituzione ha messo in campo iniziative e progetti tesi a incentivare e rivitalizzare il settore agro-zootecnico, ha implementato un corso di formazione online sull’allevamento del suino di qualità denominato BREED, a supporto degli all’allevatori, che soddisfa questa quanto mai attuale necessità di accrescimento professionale. Il progetto Erasmus + “BREED – Rafforzamento del sistema di formazione professionale attraverso il sostegno all’imprenditorialità sostenibile nell’allevamento suinicolo di qualità” co-finanziato dall’Unione Europea, infatti, mira a migliorare la resilienza delle aziende suinicole, affrontando i tre principali pilastri della sostenibilità: benessere degli animali, redditività e impatto ambientale, con un approccio inter e trans-disciplinare. Il partenariato europeo coinvolto nella realizzazione del progetto BREED, vede la presenza di Enti, Istituti e Organizzazioni di notevole competenza e caratura internazionale ed è composto da:
- Dinamica, Italia;
- Szkola Glowna Gospodarstwa Wiejskiego, Polonia;
- Università della Tessaglia, Grecia;
- Istituto di Istruzione Superiore “Antonio Zanelli”, Italia;
- Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Italia;
- Escola Profissional Cooperativa EPRALIMA, Portogallo;
- Association Minities Bites, Lituania.
Obiettivo principale di BREED è quello di mettere gratuitamente a disposizione online ed in tutte lingue dei partner aderenti – inglese, polacco, greco, italiano, portoghese e lituano – un pacchetto completo di formazione di alta qualità, allo scopo di fornire agli operatori ma anche a studenti, tecnici e portatori di interesse, l’opportunità di acquisire o ampliare le loro competenze se desiderano avviare, continuare o migliorare l’attività imprenditoriale dell’allevamento di suini. I 7 partner si sono avvalsi, soprattutto nelle fasi iniziali del progetto, delle considerazioni e dei pareri di un gruppo di 120 esperti, selezionati fra operatori nei settori attinenti alle tematiche agro-zootecniche – insegnanti, allevatori, trasformatori, ricercatori e docenti universitari. Il progetto, iniziato a settembre 2019, ha portato alla realizzazione di tre principali strumenti:
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una guida all’allevamento suinicolo di qualità per formatori, a supporto dei docenti per favorire l’uso migliore del corso BREED all’interno dei loro programmi educativi e formativi e per incoraggiare l’autoapprendimento degli utilizzatori;
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il corso online vero e proprio, composto da 14 moduli formativi per l’approfondimento delle principali tematiche legate all’allevamento del maiale, alla trasformazione delle carni e alla vendita del prodotto finale;
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una guida motivazionale all’allevamento del suino di qualità atta ad incentivare e stimolare l’iscrizione e la frequenza al corso di formazione BREED.
Gli argomenti dei moduli formativi spaziano dalle tecniche di allevamento alla normativa di settore, passando per il benessere animale e gli aspetti sanitari, fornendo al fruitore nozioni e informazioni utili ad affrontare con maggiore dominio e sicurezza ogni fase dell’allevamento anche in ottica di prevenzione delle principali patologie o problematiche connesse all’attività zootecnica.
Punto di forza del corso online BREED, è la possibilità da parte di chi lo frequenta, di affrontare i vari moduli tematici in completa autonomia, secondo propri tempi e possibilità e di verificare il grado di apprendimento attraverso lo svolgimento di un semplice test di autovalutazione al termine di ogni modulo. I parametri che definiscono la qualità di un prodotto agroalimentare sono il riflesso di un attento equilibrio e sinergia tra salute degli animali, rispetto dell’etologia degli stessi, garanzie igieniche lungo la filiera, tecniche di lavorazione, redditività e maestria; in tutto ciò, l’Ente Parco, con la realizzazione del corso BREED, è vicino all’operatore zootecnico ed interpreta al meglio il proprio ruolo istituzionale di valorizzazione delle produzioni.
Stando ai primi feedback relativi all’andamento degli iscritti al corso e al numero di visualizzazioni del sito web dedicato www.pigbreedtraining.eu, gli sforzi realizzativi, sembrano essere ampiamente ripagati e l’argomento trattato di attuale e sicuro interesse.